lunedì 20 dicembre 2010

Nessuna concessione relativista al peccato di sodomia

Il Papa fa il Papa: "Omosessualità immorale".


[…] Lo dice Benedetto XVI nel libro-intervista Luce del mondo, scritto con il giornalista tedesco Peter Seewald (edito dalla Lev), che è stato presentato ieri mattina in Vaticano dall’arcivescovo Rino Fisichella e dal vaticanista Luigi Accattoli. Sabato scorso il Giornale ha pubblicato alcuni brani dai quali emergeva come il Papa viva il rapporto con i fedeli. […] Oggi l’attenzione mediatica si è diretta su un altro passaggio del libro, dedicato all’omosessualità. Seewald ha chiesto se nel Catechismo non vi sia contraddizione tra l’affermazione che i gay vanno accolti con rispetto e compassione, e l’affermazione che gli atti omosessuali sono «intrinsecamente disordinati». Benedetto XVI ha risposto: «No. […] Il senso della sessualità è condurre l’uomo e la donna l’uno all’altra e con ciò assicurare all’umanità progenie, bambini, futuro». «Tutto il resto - ha aggiunto il Papa - è contro il senso più profondo della sessualità. Ed a questo dobbiamo restare fedeli, anche se al nostro tempo non piace. Si tratta della profonda verità di ciò che la sessualità significa nella struttura dell’essere umano.

Se qualcuno presenta delle tendenze omosessuali profondamente radicate... se in ogni caso queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può dovere sopportare altre prove. Ma non per questo l’omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto». Parole che rispecchiano quanto la Chiesa ha sempre insegnato e corrispondono a ciò che si legge nel Catechismo.

Benedetto XVI ha risposto poi a una domanda sui sacerdoti. «L’omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale - ha detto - perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso. Sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perché in fin dei conti anche il loro atteggiamento nei confronti di uomo e donna è in qualche modo alterato... La scelta dei candidati al sacerdozio deve perciò essere molto accurata. Bisogna usare molta attenzione affinché non si introduca una simile confusione ed alla fine il celibato dei preti non venga identificato con la tendenza all’omosessualità». […]

Le parole del Pontefice hanno provocato reazioni polemiche di associazioni ed esponenti del mondo omosessuale e radicale. Ancora una volta, a stupire sono le reazioni, non le parole di Ratzinger, che non ha fatto altro che riproporre da una parte l’attenzione sempre dovuta alla persona, che non va mai discriminata, dall’altra le parole della Scrittura e della tradizione della Chiesa.

(di Andrea Tornielli 24 Novembre 2010)


Giù le mani dal Crocifisso!

Il Papa ringrazia e "apprezza il governo italiano" per quanto ha fatto contro il "tentativo di eliminare il crocifisso dai luoghi pubblici". "Si è mosso in conformità a una corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione", ha detto il Santo Padre al nuovo ambasciatore d’Italia Francesco Maria Greco.

Quando in Italia sono state "negate, dimenticate o emarginate" le radici cattoliche "si sono causati pericolosi squilibri e dolorose fratture nella vita sociale del Paese". Il Papa ricorda l’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia: "Uno degli aspetti più rilevanti di quel lungo, a volte faticoso e contrastato, cammino, che ha condotto all'odierna fisionomia dello Stato italiano è costituito dalla ricerca di una corretta distinzione e di giuste forme di collaborazione fra la comunità civile e quella religiosa, esigenza tanto più sentita in un Paese come l'Italia, la cui storia e cultura sono così profondamente segnate dalla Chiesa cattolica e nella cui capitale ha la sua sede episcopale il Capo visibile di tale Comunità, diffusa in tutto il mondo". […]

I Patti lateranensi e la revisione del Concordato "non sono espressione di una volontà della Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale, né con essi si intende sconfinare dall’ambito che è proprio della missione assegnata dal Divino Fondatore alla Sua comunità in terra". Secondo Ratzinger, "tali accordi hanno il loro fondamento nella giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa, diritto che ha una dimensione non solo personale, perché 'la stessa natura sociale dell’essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitario'".

(Il Giornale - 17 Dicembre 2010)

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