“Ogni devozione che non voglia impiegare la forza, che non arrivi fino alla forza, è una pietà falsa. C’è una forza brutale da impiegare contro le passioni. Non si tratta della forza ponderata; chi pondera con il suo seduttore è già perduto: ha per lui una qualche stima, già consente a discutere con lui. Questa forza brutale bisogna impiegarla contro se stessi e contro il mondo: dev’essere spietata, intollerante come la stessa vita religiosa, che rompe qualsiasi legame con la carne e col sangue.
“Lungi da noi la tolleranza: nessuna tolleranza col nemico! «Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada», dice il Salvatore; spada di separazione che dividerà il figlio dal proprio padre, la figlia dalla madre, l’uomo da se stesso. Gesù Cristo fu il primo a impugnare la spada contro i Farisei, i sensuali, gli ipocriti: Egli la lanciò nel mondo, i cristiani devono raccoglierla; (…) è una spada ben temprata, temprata nel Sangue di Gesù Cristo e nel fuoco celeste.
“Il Regno dei Cieli esige violenza, solo i violenti lo afferrano: «rapiunt illud». Gesù Cristo vuole per il Cielo uomini aggressivi, senza commiserazione, scalatori, capaci di tutto, che scelgono e sostengono per il Suo nome una guerra mortale, che odiano il proprio padre, la propria madre, tutti i loro parenti. Voglio dire il peccato, non le persone.
“Guerra contro se stessi, contro i sette peccati capitali in noi, contro le tre concupiscenze, il che è la stessa cosa. È necessario tagliare fino al cuore, fino alla radice, e non si è mai risolto tutto. Ah, quanto è violento questo combattimento! Ed è sempre necessario ricominciare: la vittoria della sera non garantisce quella del giorno dopo. Oggi vincitore, domani vinto. Basta qualsiasi tregua per preparare la sconfitta: escono vittoriosi da questa guerra solo quelli che non cessano mai di lottare.
“È necessario scalare il Cielo, prenderlo d’assalto! Molti bramano il bene, ma non hanno il coraggio di accettare la lotta. Di conseguenza le loro vite trascorrono in permanente contraddizione con le loro parole: le passioni li dominano. Guarda Erode, che ascolta con piacere san Giovanni, quando il santo gli parla genericamente del Regno di Dio; ma dal momento in cui il Precursore passa ad attaccare la sua passione impura, Erode s’infuria, dimentica tutto e arriva al punto di farlo morire.
“(…) In questo mondo, la devozione deve intraprendere questo combattimento; esso è così aspro, le occasioni di merito e di vittoria sono tanto numerose, che se si avesse il coraggio di lottare generosamente, senza fiacchezza, il mondo si popolerebbe di santi. Ma dov’è il coraggio? Nella vita religiosa la lotta è contro le passioni. Il mondo perverso penetra anche qui, e molto più di quanto immaginiamo. Esso s’insinua attraverso l’atmosfera; i vostri occhi, i vostri sensi, lo riveleranno. Si dice che i malvagi sentano istintivamente la presenza di altri malvagi; anche i buoni si accorgono dei cattivi che peccano in corrispondenza del proprio punto debole (...) e rapidamente si stabilisce lo scontro…”.
(“La Divine Eucharistie”, San Pier Giuliano Eymard 1811-1868, Desclée de Brouwer, Paris 1926 - www.lucisullest.it - i grassetti sono nostri)
In qualsiasi situazione,
anche di carattere militare e bellico...
anche di carattere militare e bellico...
“In qualsiasi situazione, anche di carattere militare e bellico, è possibile attuare e realizzare i valori e i principi della vita cristiana, soprattutto se questa è posta al servizio del bene comune e della gloria di Dio”.
(Benedetto XVI, Omelia della canonizzazione di San Nuno de Santa Maria, 26 aprile 2009 - i grassetti sono nostri)
San Nuno de Santa Maria (Portogallo)
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