lunedì 25 agosto 2008

Commenti e consigli di un sacerdote contro-rivoluzionario


Il gesuita Pe. Pierre-Joseph Picot de Clorivière, francese, nato a Saint-Malo nel 1736 - testimone della Rivoluzione Francese - aveva profetizzato fin dal 1779 lo scoppio della Rivoluzione e quando l’Assemblea costituente, undici anni dopo, volle imporre ai sacerdoti un giuramento di fedeltà alla nuova Costituzione anticristiana, oppose un rifiuto e preferì il processo, la prigione e poi gli stenti di una vita clandestina.


Mentre egli, sfidando la polizia rivoluzionaria, amministrava di nascosto i sacramenti ai condannati a morte, predicava contro la "chiesa costituzionale" scismatica e scriveva opuscoli contro la dottrina rivoluzionaria, suo fratello e sua sorella cadevano vittime della persecuzione. Sotto Napoleone venne nuovamente arrestato e restò in carcere per cinque anni. Durante la Restaurazione, per incarico di Papa Pio VII, riorganizzò la Compagnia di Gesù in Francia. Morì il 9 gennaio 1820 lasciando ai posteri non solo numerosi scritti contro la Rivoluzione, ma anche alcune opere di spiritualità che lo rivelano un maestro della teologia ascetica. È in corso la sua causa di beatificazione.

 Le pagine che riportiamo sono tratte dal suo scritto "Vues sur l’avenir" redatto nel 1794, in pieno Terrore (cfr. P. Picot de Clorivière, "Etudes sur la Révolution", Editions Fideliter, Escurolles 1988, pp. 42-49).



La luce contro le tenebre

“Per difendersi dalle tenebre bisogna ricorrere alla luce; per evitare le seduzioni della menzogna bisogna coprirsi con lo scudo della verità. Bisogna dunque rivolgersi alla Religione, conoscere i suoi dogmi nella loro divina armonia, nel loro meraviglioso sistema e nella loro eccellenza, penetrare la purezza della sua morale, la magnificenza delle sue promesse e il terrore delle sue minacce, la forza invincibile delle sue prove, la moltitudine dei suoi miracoli e la certezza delle sue profezie. (…)


Prudente diffidenza verso le autorità

“È importante fare una riflessione alla quale bisognerebbe fare attenzione: quando non è possibile consultare la Chiesa o il suo primo Pastore, al quale è promessa l’infallibilità, non bisogna far riferimento a nessuna autorità religiosa particolare, perché non ce n’è alcuna che non possa venir trascinata nell’errore, e trascinarci dunque con essa. È meno all’autorità personale che all’autorità delle ragioni addotte che bisogna affidarsi. Non è questo il momento in cui un’obbedienza cieca può essere lodevole; bisogna usare la facoltà di discernimento, come dice l’apostolo San Paolo: "rationabile sit obsequium vestrum". Bisogna insomma dar retta più alla forza e al numero delle prove e delle ragioni che al numero delle autorità particolari, perché in tempi di crisi, quando la verità è perseguitata, accade ordinariamente che la maggioranza pende verso la parte che favorisce la sua debolezza, anche se è la meno conforme alla verità. Bisogna dunque consultare il Signore con umiltà, nel disegno e nella ferma intenzione di seguire i lumi della propria coscienza, senza riguardo per ciò che ne potrebbe derivare di increscioso e per il giudizio sfavorevole che gli uomini darebbero sulla nostra condotta. Il Signore si compiace di illuminare un’anima che lo cerca con rettitudine, e i lumi di una coscienza sana si accordano sempre con le direttive della vera dottrina. Conformandosi a questi lumi, abbiamo visto le anime più semplice dimostrare nella difesa della verità più coraggio e fermezza della maggioranza degli altri. (…)


Necessità di una virtù eroica

“In un epoca in cui la Chiesa è non meno in balia dei suoi persecutori di quanto lo fu nei primi secoli, è necessaria nei suoi figli una virtù non minore. Una virtù mediocre non potrebbe bastar loro per restare discepoli di Gesù Cristo; hanno bisogno di grazie più grandi, di lumi più vivi, a misura che si moltiplicano i nemici visibili e invisibili dai quali debbono difendersi. Dato che lo scopo che questi nemici si prefiggono è chiaramente malvagio, sarebbero troppo deboli se non si armassero con la menzogna. Figli dell’antico Serpente, ne imitano le tortuosità, si circondano di parole che a prima vista non presentano nulla di malvagio e si servono di equivoci, di reti per adescare gli imprudenti. (…)
Perfino nelle cose che portano apertamente il marchio del male o della menzogna, l’autorità di alcuni che le abbracciano o le difendono, l’esempio della maggioranza, il timore di restare isolati, tutto porta a farsi delle illusioni. Si comincia col dubitare; ciò che sembrava verità certa appare ora solo opinabile, e si finisce per accettare ciò che prima faceva orrore. (…)


La difesa della verità

“I fedeli debbono sempre ricordarsi dell’odio che Dio ha verso l’errore, e stare in guardia contro le intenzioni di miscredenti, sapendo bene che sono guidati dallo spirito delle tenebre. Si rifletta bene che difendere una verità, soprattutto quando essa riguarda la Fede, significa difendere la causa di Dio; abbandonarla significa allontanarsi da Dio per allinearsi a fianco del "padre della menzogna". Bisogna dunque restare nella ferma determinazione di non indietreggiare mai in tutto quanto riguarda la verità e di non aver alcun riguardo per il proprio riposo, per gli interessi e per la stessa vita, quando bisogna difenderla. (…)


Smascherare l’errore

Non possiamo astenerci dal parlare di questi principi e di queste massime empie che i padroni della Rivoluzione hanno diffuso dovunque, e particolarmente della cosiddetta Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Se essi l’hanno proclamata con tanta solennità, se si sono tanto sforzati di inculcarla e inciderla profondamente negli animi, l’hanno fatto perché essa contiene tutti i principi sui quali si basa la Rivoluzione anticristiana. È necessario smascherarne la falsità, mettendo in luce il vero significato che i legislatori hanno dato alla "libertà" e all’"eguaglianza" che hanno messo a fondamento di questi diritti. Bisogna far risaltare le contraddizioni racchiuse in questi diritti e constatarne le conseguenze funeste che ne sono derivate. Questi pretesti diritti dell’uomo sono una dottrina così dannosa che non basterà smascherarne il veleno: bisognerà in qualche modo, per quanto possibile, toglierla dalle mani e dalla vista dei popoli, votarla all’esecrazione e soprattutto stare attenti che certi sciagurati maestri non se ne servano per avvelenare l’anima dei loro allievi. (…)
“Alcuni legislatori hanno decretato che il popolo francese riconoscerebbe l’esistenza dell’Essere supremo e dell’immortalità dell’anima. Ma quale ‘Essere supremo’? Hanno essi stessi dichiarato che ‘non si tratta del dio dei preti’. Si tratta di un dio che non esige né preghiere né sacrifici, un dio indifferente tra la menzogna e la verità, un dio per il quale tutti i culti sono uguali. Hanno ammesso questo Essere supremo solo per ragioni politiche, facendolo confondere con la natura. E quale ‘immortalità dell’anima’? Si guardano bene dal definirla e non gradirebbero per nulla che un’anima immortale fosse sottomessa al giudizio di un Dio infinitamente santo.
“Sostituendo la menzogna alla verità, la Rivoluzione ha corrotto anche la virtù. La virtù vera esige che l’uomo si faccia violenza, e i principi rivoluzionari gli tolgono i motivi più potenti di imporsi questa violenza.


Speranze per il futuro

Oggi il male è avanzato a un tal punto che, senza un intervento meraviglioso di Dio, e tale da non avere precedenti, il nostro Paese non potrebbe risorgere. (…) Per rianimare il coraggio di coloro che rimangono fedeli, bisogna ricordar loro le divine promesse, il compimento delle quali si attuerà con le calamità degli ultimi tempi. Quando la Chiesa cade in rovina, Dio si degna spesso di restaurarla in modo strabiliante. È quanto dovrà accadere in questi tempi di rivoluzione universale. Mai le perdite della Chiesa sono state così grandi; essa verrà in un certo senso ridotta allo stato in cui era nel momento della Passione del Salvatore; ma questo accadrà perché risorga con rinnovato splendore e perché propaghi il dominio di Cristo più oltre che in passato. La sua giovinezza verrà rinnovata e lo Spirito Santo diffonderà su di essa una maggiore abbondanza dei suoi doni.


Doveri di una restaurazione cattolica

Noi speriamo che Dio, come effetto della sua misericordia, metterà fine ai mali della rivoluzione anticristiana, per quanto questo tempo sembra essere alquanto lontano, e ci auguriamo che la Provvidenza ristabilisca fra noi, nel modo che vorrà, un Governo cattolico. Esso dovrà, prima di ogni cosa, proporsi come fine quello che Dio stesso si propone: la Sua gloria, quella di Gesù Cristo e i vantaggi della Sua Chiesa. Da questo scopo primario nasce il bene spirituale dei popoli. Il secondo scopo di un Governo cattolico, che è comune ad ogni altro Governo, è il bene terreno dei sudditi. Sarà facile dimostrare che il miglior modo di ottenere questo secondo risultato è quello di non perdere mai di vista il primo. Il bene dei popoli dipende necessariamente da Dio e la cura dei doveri verso Dio rende i popoli e i loro governanti più illuminati e vigilanti nella cura della loro gloria e della loro vera felicità. (…)
“Per quanto i governanti debbano agire con prudenza, il loro primo dovere è quello di attirare su se stessi e sul popolo la divina protezione. Si rinnegherebbe stranamente il primo principio di ogni politica cristiana, se non si fosse intimamente convinti che ogni uomo a capo di un qualunque Governo deve innanzi tutto proporsi di rendersi propizio Dio, il Signore dei dominatori. Questo dovere, comune a tutti i popoli e a tutti i tempi, acquista una nuova importanza nelle nostre circostanze. In effetti un grande mutamento in favore della Religione non potrà avvenire senza che i popoli, come risvegliandosi da un sono letargico, riconoscano l’accecamento e l’abisso in cui si sono lasciati trascinare. (…)
“Siccome la riparazione dovrà essere tanto pubblica e solenne quanto lo è stato lo scandalo, i capi dovranno fare, a nome della nazione, la confessione dei suoi crimini; riconosceranno che, ripudiando la religione di Gesù Cristo, la nazione aveva meritato che Dio l’abbandonasse e che solo per un puro effetto della Sua bontà Dio si è degnato di rivolgerle ancora lo sguardo, essi professeranno un ritorno perfetto alla Fede cattolica e una devozione sincera alla Chiesa, dichiareranno nulle le leggi promulgate contro la Religione e ristabiliranno nei suoi diritti il governo ecclesiastico”.

(Tratto dalla rivista "Lepanto", Roma, 1989 - i grassetti sono nostri)

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