venerdì 1 aprile 2011

Il tempo passa e la Rivoluzione dà segni di schizofrenia: comunisti versus operai

Declino del potere di persuasione del proselitismo comunista.

[…] Vi è stato un tempo in cui l'indottrinamento, esplicito e categorico, per il comunismo internazionale era il principale mezzo per il reclutamento degli adepti. Per ragioni che sarebbe lungo enumerare, oggi, in quasi tutto l'Occidente, vasti settori dell'opinione pubblica sono diventati, in una misura molto ampia, refrattari a tale indottrinamento. Il potere di persuasione della dialettica e della propaganda comunista dottrinale, integrale e diretta, è diminuito in modo visibile. Così si spiega perché la propaganda comunista cerchi sempre più di svolgersi con travestimenti, dolcemente e lentamente. Tali travestimenti vengono fatti ora diffondendo i princìpi marxisti, sparsi e nascosti, nella letteratura socialista, ora insinuando nella stessa cultura che potremmo chiamare "centrista" princìpi che, come germi, fruttificano portando i centristi a una inconsapevole e graduale accettazione della dottrina comunista nella sua completezza. (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Parte III, Cp II, 2 A)

Il tempo passa e la Rivoluzione dà segni di schizofrenia: comunisti versus operai

La lettera di ripudio

Cari Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro,

[…] ormai sono sei mesi che quotidianamente assistiamo e subiamo in modo perpetuo e scientifico al nostro stillicidio da parte vostra e dei dirigenti dei vostri partiti. La questione Fiat, ieri Pomigliano, oggi Mirafiori e domani chi sa cosa, non può comportare sempre e comunque l’offesa dell’intelligenza altrui. Noi che abbiamo votato «sì» a quell’accordo ci siamo stancati di continue dichiarazioni tese a sostenere chi non aveva valide alternative da proporci. Noi che ogni giorno andiamo in fabbrica e che per 1.200 euro mensili lavoriamo sulla catena di montaggio, con una pinza a saldare, non accettiamo più questa ipocrisia da parte vostra.

[…] Gli operai Fiat di Pomigliano

(Il Giornale - 29 dicembre 2010)


Il disprezzo di chi ha perso il potere di persuasione

«In quella fabbrica siete solo bulloni e numeri». Ecco il conflitto di classe secondo Nichi Vendola che (…) ha scelto le pagine dell’Unità per rispondere alla lettera aperta degli operai di Pomigliano pubblicata dal Giornale. […] «Voi - scrive Vendola – (…) siete ingabbiati in quella fabbrica in cui siete solo bulloni e numeri, non persone né tantomeno classe. In cui il contratto sarà un negozio privato tra voi, piccoli e soli, e un padrone multinazionale». Un posto dove «la lotta e lo sciopero, strumenti sovrani della civiltà e della democrazia, vengono oggi messi al bando».

[…] Secondo Nichi, infatti, non è la sinistra ad aver sbagliato qualcosa nell’analisi, ma sono gli operai a non capire, a errare, a non essere «classe» per usare il vecchio armamentario ideologico. Il governatore, infatti, non si rivolge agli operai in carne ed ossa che hanno scritto e sottoscritto la lettera al Giornale ma parla all’operaio-massa immaginario del secolo scorso. Non si rivolge a coloro che hanno scelto di dire sì alla proposta di Sergio Marchionne per 360 euro lordi annui di retribuzione in più, ma a delle entità indistinte. Non si rivolge a coloro che hanno accettato di lavorare con un aumento dei turni per guadagnare fino a 300 euro al mese in più in busta paga, ma ai sostenitori del vecchio contratto nazionale e delle vecchie gabbie.

Vendola ha abdicato a qualsiasi possibile riformismo in virtù della dottrina che predica il conflitto tra capitale e lavoro come motore della Storia. […]

(Gian Maria De Francesco - Il Giornale -31 dicembre 2010)


Quale soluzione? Indietreggiare nel tempo…

[…] Il presidente Vendola scrive che ai sindacati «non si può chiedere di rinunciare a-priori alla pratica del conflitto, pena la loro stessa esistenza» […]

Vendola crede fermamente: «È venuto forse il tempo di riappropriarsi dei potenti strumenti di analisi elaborati più di un secolo fa dal grande filosofo tedesco [Karl Marx ndr]», scrive il letterato con l’orecchino. […]

(Paolo Bracalini - Il Giornale -12/01/2011)


Dany ‘il rosso’, ormai travestito da ‘verde’ europeo:
 Vendola è un vecchio comunista


"In Italia vedo appelli a protestare mossi dall'ossessione assoluta e accecante della mitica lotta contro l'imperialismo americano. […]


Ieri ‘rosso minaccioso’…


Chi attacca così chiaramente il leader di Sinistra ecologia e libertà? Il leader Verde Daniel Cohn-Bendit. Politico, ecologista e contestatore: uno dei massimi esponenti del Maggio sessantottino in Francia. Uno che, per intenderci, chiamavano Dany il rosso. Non solo per il colore dei capelli... Dalle colonne di Repubblica censura, senzi mezzi termini, i comportamenti della sinistra italiana.


… oggi ‘verde dissuadente’

"Attenti, ragazzi, chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non è neutrale, bensì con Gheddafi", ammonisce Cohn-Bendit. Poi una stoccata ai nipotini di Marx che continuano a pontificare in tutto il mondo Occidentale: "Spesso chi protesta nel mondo del benessere non s'immagina cosa sia vivere sotto i dittatori come Gheddafi. Ciò ha a che fare con le ideologie marxiste-leniniste: il mondo diviso in cattivi e buoni, l'imperialismo cattivo e tutti i suoi nemici". Una bella lezione per chi s'illude di poter interpretare la realtà con le stesse categorie di mezzo secolo fa. "Vedo appelli anti raid solo in Italia o in Grecia dai neostalinisti. Sono prigionieri delle categorie degli anni '50".

(Francesco Maria Del Vigo - Il Giornale, 22/03/2011)

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