"… trasparenza dei valori dell’animo nobile."
Dovremmo provare a star chiusi nell’oscurità per mesi ed uscire improvvisamente alla luce del giorno per capire l’opinione del giornalista del Corriere della Sera, Claudio Magris che nella sezione ‘Cultura’ dello scorso 10 luglio prova a teorizzare l’elogio dell’opacità a sfavore della luce, ma non riesce nell’intento di convincere. Solo una personalità oscurata da tenebre mentali e spirituali può condividere un tale stato d’animo, in cui si invita a condividere con gli altri l’imperfezione inevitabile, ad accettare e a convivere con gli angoli bui della propria e dell’altrui anima. “Tenere insieme le tenebre con vigile noncuranza, senza pretendere di risolvere le contraddizioni sapendo che niente è a posto, ma continuando a vivere come se lo fosse”. (citazioni di E. Glissant e I. Svevo). E per concludere: “Dire la verità – o almeno dirla troppo – è anche distruttivo (...)” (citazione di Graciàn).
In una società come la nostra, che è stata illuminata a lungo da eminenti personalità come santi, teologi, filosofi, re, cavalieri, scienziati, letterati e artisti, sarebbe davvero un peccato rinunciare alla bellezza della Verità e alla trasparenza dei valori dell’animo nobile. Non è così facile né utile per l’umana convivenza chiedere ad ogni individuo di rinunciare alle qualità morali, alla spinta a migliorare e crescere, alla tendenza a combattere i propri difetti e valorizzare i propri pregi!
Direbbe forse l’autore che secoli di cristianesimo hanno infarcito la mente di noi tutti di buoni propositi e di lotte continue contro se stessi e la propria “natura” fallibile; ma le cose non stanno così! La tendenza a crescere e migliorare è insita nell’anima dell’uomo e nell’umanità, è un’esigenza che normalmente si afferma nonostante le difficoltà della vita e le proprie cattive inclinazioni.
Solo in un caso l’uomo si ritrova ad accettare le zone buie e oscure di se stesso: quando decide di rinunciare ad esercitare la propria libertà e si arrende di fronte alle cattive tendenze e al buio ideologico che ne consegue. Infatti, “bisogna vivere come si pensa, altrimenti, prima o poi, si finisce col pensare come si è vissuto” (vedi “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, Parte I, Cap. V,).
(Luciana Accardi)
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