giovedì 13 aprile 2017

Stabat Mater juxta Crucem


Questo dipinto in cui Nostro Signore pende dalla croce e la Madonna si trova lì, in piedi, è il quadro più commovente di tutta la storia del mondo.
Non vi fu in nessun tempo una situazione più penosa e più tragica di questa. Non ha paragoni. Ponderiamo un po' la situazione e consideriamo soltanto il rapporto Figlio-Madre.

Qui abbiamo Nostro Signore nella piena forza dell'età, inchiodato alla croce, cioè, esposto ad un tormento indicibilmente acuto, con il Corpo tutto piagato da altri tormenti avvenuti prima, con una corona di spine in testa e pronto ad esalare la Sua Anima.
Egli è al termine dell’ultima agonia. Passò da tutti i dolori. Di Lui si può dire anticipatamente che non era già un uomo, ma un verme – factus tamquam leprosus – talmente sfigurato, piagato e ferito da sembrare un lebbroso.
Nella Sua carne - dice il profeta Isaia, se ricordo bene - dalla testa ai piedi non c’era nessuna parte sana.
Ebbene, la persona che si trova in questa situazione così compungente e che dovrebbe risvegliare la compassione di tutti, questa persona è allo stesso tempo l’Uomo-Dio.
Non è soltanto l’Uomo-Dio e, pertanto, sommamente innocente, che soffre il martirio più ingiusto da parte della plebaglia più infame. Inoltre, essendo Dio, tutto ciò che veniva fatto a Lui assumeva una gravità veramente infinita. Era, quindi, un peccato enorme quello che in quel luogo veniva commesso e qualcosa che indignerebbe persino le pietre.


Ai piedi della croce stava Sua Madre. Nulla si rispetta di più al mondo di una madre che piange suo figlio. È qualcosa che fa cessare tutte le ostilità, fa smettere ogni scherno, qualsiasi spirito di vendetta e dischiude l’anima ad ogni tipo di misericordia: è la debolezza femminile posta in quel che ha di più sublime, che è la condizione di madre posta in ciò che ha di più doloroso, vale dire, la madre che contempla la morte di suo figlio.
Infatti, neanche la situazione di un figlio che ammira la morte di sua madre è afflittiva come quella della madre che contempla la morte del proprio figlio.
Prendiamo, per esempio, il peggiore dei criminali, un uomo degno della maggior esecrazione e che sta per essere giustiziato il giorno dopo. Quando si annuncia che sua madre verrà a visitarlo, tutto viene sospeso. Tutta l'irritazione provocata da quel il criminale riceve come una parentesi e tutti ricevono quella madre con rispetto e per consolarla la conducono presso a suo figlio.
E questo figlio che verrà ucciso giustamente a causa dell'esecrazione generale, questo figlio, finché sta con sua madre, assume, dovuto al contatto con lei e per la condizione di figlio che vi è in lui, una rispettabilità che sembrerebbe impossibile in un tale malfattore. Finché sta con sua madre, nessuno lo tortura, nessuno gli dice niente; tutti come che sospendono il corso della giustizia fino a quando sia smesso il contatto con sua madre.
Perché? Perché il rapporto madre-figlio è sacra; è una relazione che ha delle inimmaginabili risorse di tenerezza. Una relazione che, per questo e per quel che ha in sé di sacrosanto, discioglie le collere e impone ogni forma di rispetto.
Ebbene, ecco qua la Madre che è la Vergine delle vergini, Colei che è il prototipo di tutte le madri, la più perfetta delle madri e la più perfetta creatura. Ecco la creatura che piange l’offesa fatta a Dio con una profondità di sentimento che non siamo neanche in grado di immaginare.


Dunque, dinanzi a questa scena, che è la più addolorante tra tutte - giacché nessuno mai soffrì e giammai soffrirà tanto quanto Gesù dall’alto della croce e la Madonna ai suoi piedi – sembrerebbe che la compassione umana naturalmente si impietosirebbe.
Immaginiamo che avessimo una cagna con i suoi cuccioli e qualcuno la uccidesse lasciando i cuccioli senza chi li nutrisse. Questo ci causerebbe una spiacevole impressione. Di conseguenza, noi che ci impietosiamo persino della maternità di un animale, che abbiamo pena di qualsiasi dolore e a volte ci impietosiamo esageratamente con il dolore degli animali; noi dunque dovremmo, se avessimo Fede e se credessimo che Nostro Signore Gesù Cristo è Dio e che morì in croce; e se credessimo che la Madonna è esistita e che si trovava ai piedi della croce, noi dovremmo avere l’anima lacerata dal dolore e nulla ci dovrebbe sensibilizzare quanto questo.
Consideriamo invece la miseria e il prodigio dell'insensibilità umana: si sente parlare di tutto ciò e, mentre ci si commuove di qualsiasi altra cosa, con questo si è glaciali! Quando ne si sente parlare, si sbadiglia...Basta entrare in una chiesa e osservare le facce delle persone mentre seguono la Via Crucis. C’è uno o l'altro fedele che sta pregando bene, ma l’ambiente è “inebetito”. È così per quanto riguarda coloro che stanno seguendo la Via Crucis. Ma vi sono pure gli assenti, che dicono di avere “tante altre cose da fare” e che sono quelli molto più numerosi. Perché avviene questa indifferenza all’uomo? 
Infatti, questa indifferenza è talmente rilevante che, dopo aver presentato questo rimarchevole quadro del Calvario, lo Stabat Mater fornisce molto giudiziosamente quattro suppliche in cui si chiede a Dio di darci un sentimento che dovrebbe scuotere sino in  fondo la nostra anima: il sentimento di pentimento, di compunzione, di gratitudine; il desiderio di approfittare per noi i frutti di questa redenzione, di quelle lacrime, di quel sangue, affinché diveniamo migliori.

Vedete come lo Stabat Mater è composto bene. Inizialmente colloca la scena:
Stava la Madre addolorata piangendo presso la Croce cui era sospeso il Figlio.
Una spada trapassava la sua anima in gemiti, in preda alla tristezza e al dolore.

Poi comincia a chiedere che una così pietosa scena ci commuova davvero. Sono diverse richieste affinché dall’alto del Calvario riversino su di noi le grazie che ci facciano diventare buoni:
O Madre, fonte di amore, fatemi sentire il peso del dolore affinché io pianga con Voi.
Cioè che io ti sia solidale. Date alla mia anima una partecipazione al vostro dolore.

Seconda richiesta:
Fate che la mia anima arda in maniera che io ami solo a Cristo e solo cerchi ciò che Lo gradisce.
Quindi, la prima cosa è la solidarietà. Ma adesso chiede qualcosa di più: una  unione tale che io ami soltanto Lui.

Poi viene un’altra supplica:
Santa Madre, questo vi chiedo, fate che le piaghe del crocifisso siano impresse nel mio cuore.
Vedete come è ben graduato e ben pensato:
1° la solidarietà;
2° l'amore esclusivo;
3° la partecipazione alla Sua sofferenza qui in terra: voglio avere in me le Sue piaghe.

Infine:
Finché avrò vita, fatemi dolere con il mio Gesù, con Voi piangere veramente.
È una implorazione di perseveranza: che per tutta la mia vita ciò non smetta di essere così. Amen.



Vedete la meraviglia della logica, della Fede e la meraviglia della coerenza, dell’umiltà contenuta in questa preghiera. 
In un altro punto ancora, questa preghiera ha una parte essenziale: dinanzi a Cristo crocifisso non si dirige a Lui, ma si dirige alla Madonna, sapendo che l’unico modo per arrivare a Cristo è per mezzo di Lei. Quindi, accettando la mediazione universale, prega la Madonna affinché per mezzo di Lei arrivi a Nostro Signore Gesù Cristo.

Plinio Corrêa de Oliveira - 1 Aprile 1966



 

Nessun commento:

Posta un commento