Perché, con frequenza, la fedeltà coniugale svanisce?
Perché, ai giorni d'oggi, diminuisce spaventosamente il numero dei
matrimoni e l’amore libero si è installato nei costumi?
Plinio Corrêa de Oliveira esplicita magistralmente
la causa predominante che conduce alla dissoluzione della famiglia.
Nei compendi, si dice
che questa scuola (romantica) è già morta. Evidentemente, questo è vero se si
tratta di letteratura o di arte. Ma sarà ugualmente vero se si tratta della
vita? I modi di essere e di sentire creati dal
romanticismo saranno difatti
interamente estranei agli abiti mentali ed affettivi dei nostri coetanei? In ciò che riguarda il matrimonio sarà
proprio vero che il comportamento dell’uomo contemporaneo non si risenta di
qualche influenza romantica? E quale
relazione esiste tra questa influenza e il problema del divorzio?
Alla ricerca dell' “anima gemella”
Evochiamo innanzitutto
alcuni tipi di “eroi“ ed “eroine” del romanticismo. Lo “eroe” del genere “delicato” potrebbe essere immaginato come un
giovane (a 50 anni ormai non vi è più nulla di meno romantico) gracile,
pallido, dai lineamenti regolari, occhi grandi e malinconici persi nel vuoto
dell’orizzonte, poeticamente trascurato nella pettinatura e nell’abbigliamento,
dal petto ansimante di aspirazioni ardenti, indefinite, torturanti, ad una
completa felicità affettiva. Tuttavia è un incompreso. In angoli inesplorati
della sua personalità, ci sono orizzonti sublimi, ci sono aneliti indicibili
che chiedono, cercano, implorano la comprensione di una “anima gemella”.
Ci dovrebbe esistere nella vastità di questo mondo un essere fatto per capirlo.
Lui lo cerca, perché così troverà la felicità … e vaga malinconico per la vita,
finché lo incontrerà.
L’ “eroe del tipo terribile"
L’eroe romantico del tipo “terribile”,
alquanto diverso nell’apparenza fisica, è identico, dal punto di vista morale,
al modello già descritto: di virilità esuberante, di costituzione atletica, di
bellezza un tanto cupa, secondo lo stile di qualche personaggio di Wagner,
ricco, di buona situazione sociale, di immensa influenza, insomma tutto ciò che
la vita può offrire … ma nel cuore ha
una piaga : un affetto ardente, una delusione tremenda, una persuasione pesante
e fredda tanto e quanto una lapide
sepolcrale, che mai troverà in terra la corrispondenza affettiva
di cui sogna il suo cuore.”
L’ “eroina”
Simmetricamente, si formò la figura della “eroina”, di cui non sarebbe
difficile evocare due modelli caratteristici. Uno di questi è del genere “mignon”. Lei è un gingillino di delicatezza d’anima e di corpo.
Qualsiasi dolore la fa piangere, qualsiasi graffio all’anima la fa soffrire.
Ingenua come una bambina, porta in cuore un’immensa volontà di dedicarsi ed
essere amata da qualcuno. Ha bisogno di protezione, poiché la sua fragilità è
completa, e si rispecchia nella tenerezza del suo sguardo, nelle inflessioni
armoniose della sua voce, nella finezza dei suoi lineamenti, nella delicatezza
raffinata di tutta la sua costituzione.
L’altro modello sarebbe quello della “eroina” del genere “grande”. Una bellezza abbagliante, una
statura e un portamento da regina, il
centro naturale di tutte le attenzioni, di tutti gli omaggi, di tutte le
dedicazioni, una presenza dominante e fatale. Nel cuore, ovviamente, una
contrazione celata, una profonda amarezza, un grande ed occulto dolore . È
l’amarezza di una delusione passata, la ricerca ansiosa e già senza speranze,
di qualcuno che la capisca veramente. Ai suoi piedi, poeti, duchi, milionari
gemono inutilmente. Il suo sguardo indifferente, altero, profondo e
rattristato, cerca a distanza, in giro per la vita, quel che giammai
incontrerà. È la felicità di un grande affetto, secondo le aspirazioni “elevatissime” e torturanti che le recano
all’anima un segreto ed incessante versamento di sangue .
Matrimonio “di convenienza”
Forse
i lettori sorrideranno. Non sembra ben vero che tutte
queste cose sono già finite? Chi vede
passare, nelle loro macchine di colore pimpante, il giovane o la giovane di
questa era di scatti, di sport e di vitamine, non riterrà che siamo a
chilometri dal romanticismo? Il giovane è robusto, allegro, sembra ben
installato nella vita, pieno di senso pratico ed il desiderio di vincere. La
giovane è disinvolta, intraprendente, pratica, molte volte audace. Anche lei è
allegra, si sente bene, e vuole “sfruttare” l’esistenza. Che cosa c’è in lei di comune con la dama del
tipo lacrimoso che commuoveva i nostri nonni ?
Non neghiamo che l’utilitarismo moderno ha
creato un clima di maggior tolleranza per il matrimonio ispirato in motivi
cinicamente finanziari. Non neghiamo che i calcoli concernenti la carriera, la
posizione sociale, oggi influenzano molto più frequentemente i matrimoni che in
altri tempi. Ma sbaglierebbe chi volesse in modo assoluto i numerosi esempi concreti che si
potrebbero presentare in questo senso. A dispetto di tutto l’utilitarismo, il
terreno riservato al “sentimento”
continua molto considerevole. E, se analizziamo questo “sentimento”, vediamo che non è
altro che un adattamento molto superficiale dei vecchi temi romantici.
Matrimoni “di affetto”
“La nostra era di democrazia non ammette
più personaggi rimarchevoli ed eccezionali. L’”eroe” oggi è “popular guy” (ragazzo popolare) e la ragazza una “glamour girl” (ragazza
affascinante). Intendiamoci, un “popular guy” come mille altri e pure una “glamour girl” come tante
altre. La meccanicità dell’esistenza odierna li forza ad essere meno assidui dei loro antenati, nel vaneggiamento e nelle interminabili
divagazioni. Tutto questo
circoscrive in vari modi l’ambito delle
effusioni immaginative e sentimentali.
Però, fatte tutte queste riserve, ogni qualvolta loro si occupano di amore, si tratto
dello stesso sentimentalismo sdolcinato, sono gli stessi aneliti vaghi, le
stesse incomprensioni, le stesse affinità, gli stessi sussulti, le stesse
crisi, le stesse ansie di felicità affettiva senza fine, e la cronica
precarietà di tutte queste “felicità”. Non vogliamo fare qui uno studio psicologico della produzione
letteraria e artistica più o meno di seconda classe che circola nel mondo. E
che forma in effetti lo spirito di massa. E’ sufficiente che il nostro lettore
abbia un po’ di senso della realtà che ad ogni momento lo circonda, per
percepire quanto siano giuste le nostre osservazioni. Infatti, la grande maggioranza dei matrimoni
realizzati per motivo affettivo si costruiscono oggi giorno su sentimenti
assolutamente imbevuti di sentimentalismo romantico.
Il romantico vive “nelle nuvole”
Eccoci al problema. Se alcuni matrimoni
vengono fatti per interesse, ed altri per affetto, e se quelli che si fatti per
affetto generalmente si fanno sotto lo influsso del romanticismo, la questione
della stabilità del convivio coniugale dipende dal sapere sino a che
punto l’interesse o il romanticismo possono portare i coniugi a sopportarsi mutuamente.
Non parliamo dell’ interesse. L’argomento è
fin troppo chiaro. Parliamo del romanticismo.
Prima di tutto, accentuiamo che il romanticismo è essenzialmente frivolo.
Esso suppone volentieri le maggiori virtù nella “eroina” o nello “eroe”. Ma in fondo queste virtù
pesano molto poco sulla bilancia, come fattore di sopravvivenza dell’affetto
reciproco. Difatti, il sentimentalismo perdona generalmente, senza grande
difficoltà, difetti morali reali, ingratitudini, ingiustizie, e persino
tradimenti. Ma non perdona trivialità. Di modo che – per attingere il midollo
della realtà occorre fare un esempio – una maniera ridicola di russare durante il sonno, l’alito
pesante, qualsiasi altra piccola miseria umana insomma, può uccidere senza
appello un sentimento romantico … che resisterebbe alle più gravi ragioni di
lagnanza. Ebbene, la vita quotidiana è un tessuto di
trivialità, e non c’è nessuno che nel convivio intimo non le ritenga più o meno
difficili da sopportare. Perciò, è ormai banale parlare delle delusioni che
vengono dopo la luna di miele. “Passato questo periodo”, mi disse una volta
qualcuno, “mia moglie non mi causò nessuna insoddisfazione ma mi colmò di delusioni” E siccome il
romanticismo per essenza e per definizione
è tutto fatto di illusioni, di
affetti incontrollati e ipotetici riguarda persone esistenti soltanto nel mondo delle chimere,
la conseguenza è che in poco tempo i sentimenti che erano l’unica base
psicologica della stabilità di convivio coniugale si dissolvono.
“Ritornare alla realtà”
Naturalmente, una persona in queste condizioni
non va al fondo delle cose, non percepisce quel che c’è di sostanzialmente
irrealizzabile nei suoi aneliti, e giudica solamente che si è ingannata. Si è
persuasa, quindi, che ancora può incontrare in qualcun altro la felicità che il
matrimonio non le ha dato. Abituata a vivere solo ed esclusivamente per la
propria felicità, abituata a vedere la felicità realizzata solo ed
esclusivamente nella soddisfazione dei vaneggiamenti sentimentali, tale persona
giudicherà la sua vita irrimediabilmente sciupata, se non si soddisferà in un
altro modo. E giudicherà pure sciupata la vita di tutte le altre numerose
persone che saranno cadute nello stesso “equivoco”. Donde il divorzio le sembrerà assolutamente necessario tanto quanto l’aria, il pane e
l’acqua.
Ad una persona in questo stato d’animo, che
impressione potrà causare una argomentazione seria contro il divorzio,
rafforzata dal linguaggio freddo delle statistiche? Abituata a divagare, e non
a pensare, questa persona detesta qualsiasi argomentazione, soprattutto quando
è seria. Il linguaggio dei numeri le sembra ridicolo in una materia come questa.
Parlarle della sociologia a proposito di matrimonio e di amore le si raffigura
scioccante tanto quanto parlare dei temi più tecnici di botanica ad un poeta
assorto nell’ammirare la bellezza di un fiore.
Si capisce, dunque, che la campagna
antidivorzista, rigorosamente coerente in tutti i suoi argomenti, mira ad un
bersaglio sbagliato nel cercare di
convincere con argomenti basati sulla morale o sul bene del Paese, gente
unicamente preoccupata di raggiungere la felicità individuale in un mondo di
sogno e di chimera.
Sull’egoismo nulla si costruisce…specialmente
la famiglia
E qui arriviamo alla fine. In ultima analisi,
il romanticismo è soltanto egoismo. Il romantico non cerca altro che la sua
propria felicità, e solo concepisce l’amore nella misura in cui “l’altro” sia lo strumento adeguato per
renderlo felice. Questa felicità affettiva, lui la desidera in modo
talmente esclusivo che, sa darà libero
corso al proprio sentimento, scavalcherà tutte le barriere della morale,
sottostimerà ogni convenienza del bene comune, e soddisferà brutalmente i suoi
istinti. Sull’egoismo nulla si costruisce … la famiglia meno ancora di
qualsiasi altra cosa.
È necessario, dunque, sferrare una tremenda
offensiva anti-romantica, per mostrare la sostanziale differenza che va dalla
carità cristiana, tutta fatta di soprannaturale, di buon senso, di equilibrio
di anima, di trionfo sulle irregolarità dell’immaginazione e dei sensi, tutta
fatta di pietà e di ascesi infine, all’amore sensuale, egoistico,
incontrollato, fatto di sentimentalismo romantico ancora tanto in voga. E’
falso immaginare che i veri sposi cristiani sono gli eroi da romanzo che per
una felice coincidenza riuscirono a realizzare
un matrimonio autentico, seguendo il Diritto Canonico, come un passo
preliminare per soddisfare le loro passioni, ma che portano al talamo coniugale
lo stesso stato d’animo, lo stesso egoismo, la stessa passione di una qualsiasi avventura amorosa.
Fin quando il concetto
sentimentale-romantico influenzerà implicitamente o esplicitamente la mentalità
dei nubendi, tutto il matrimonio sarà precario, perché sarà stato costruito
sul terreno essenzialmente appiccicoso, volubile,
vulcanico, dell’egoismo umano.
Si dice, di solito,
che la famiglia è la base della società. I matrimoni nati dal sentimentalismo
egoistico e romantico sono la base della Città del Demonio, in cui l’amore
dell’uomo a sé stesso è portato sino alla dimenticanza di Dio. I matrimoni nati
dall’amore di Dio e dall’amore soprannaturalmente santo al prossimo, sino alla
dimenticanza di sé stesso, sono l’unica base della Città di Dio".
Plinio Corrêa de
Oliveira
(Rivista
"Catolicismo", titolo originale "Divorzio e Romantismo", 1951)
Matrimonio
nato dall'amore di Dio:
fedeltà
sino alla morte.
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