giovedì 9 agosto 2018

Lo smoderato amore...alla moderazione

Le tendenze dei Paesi possono variare,
passando per cicli storici che oscillano
fra l’“eroismo” e il “moderatismo”.

È importante conoscere questi cicli
per capire verso dove viene condotta l’opinione pubblica


Gli stati d'animo variano sia nei popoli che negli individui.
 
Vi sono epoche in cui l’opinione pubblica di una nazione si entusiasma solo con le idee più radicali, con le negazioni più strepitose, con le polemiche grandiose, con gli oratori altisonanti e gli uomini capaci di grandi gesta. Però, dice l’adagio francese: “Tout passe, tout casse, tout lasse et tout se remplace" [tutto passa, tutto si rompe, tutto stanca e tutto va rimpiazzato]. Questo gusto per il fastoso  tende facilmente all’esagerazione. Dall’eroismo autentico si passa al melodramma, e siccome nessuno può vivere a lungo in un'atmosfera satura di fulmini e lampi, tra il rimbombo dei tuoni e l'impatto di tutti i venti, dall'alto delle più elevate cime, le energie man mano si esauriscono, e una sorda nostalgia del quieto vivere, con la sua spensieratezza, la sua amenità, i piccoli piaceri vegetativi che offre, logora progressivamente i cuori.

 Allora gli eroi e gli eroismi passano di moda. Gli animi, saturi e sazi di idealismo, passo a passo spostano le loro preferenze verso un altro polo, sulle forme di virtù che garantiscano una vita tranquilla.
È l’era dei “moderati”, cioè, quella dei giornalisti che prognosticano l’imminente soluzione di tutti i problemi, dei pensatori sorridenti che sanno attutire con dimestichezza ogni polemica, trovando gli abili “mezzi termini” fra le opinioni contrastanti, degli artisti che presentano stili e forme di bellezza adeguati a una vita pacata e sorridente, ecc.
Trascorso qualche tempo, gli animi sono ristabiliti e le energie ricuperate. Quindi la vita quotidiana comincia a stufare. L’aria sembra immobile e pesante nel torpore della routine quotidiana. Allora risorge l’appetito per le cose grandiose. E così il ciclo ricomincia.

Quanto durano questi cicli? È qualcosa di molto variabile. A volte, nella vita di una stessa generazione, questi cicli si susseguono velocemente. Altre volte, la loro lentezza è tale da trascinare a rilento attraverso generazioni.



Comunque questo fenomeno esiste, e incide a fondo su tutta la vita politica, sociale, culturale ed economica. 

Se Bisanzio è caduta, fu in gran parte perché gli animi si trovavano in una fase “moderata” e vegetativa, mentre gli avvenimenti richiedevano eroismo. 
La caduta di Napoleone fu molto agevolata dal fatto che tutti i francesi - dal maresciallo Ney fino all'ultimo membro della piccola borghesia - erano stuccati dal clima di fastosità piuttosto melodrammatica dell’Impero. 
Se la Germania riuscì a invadere la Francia in modo così facile nel 1940, fu in parte perché si imbatté  con un popolo ebbro di spirito pacifista e “moderato”, mentre i nazisti erano allo zenit della loro fase “eroica”. 
In Brasile, la popolarità dell'Imperatore Dom Pedro II proveniva in buona parte dal fatto che egli soddisfaceva le aspirazioni di pace, di armonia e di semplicità della società di quei tempi. Quindi, la propaganda anti-dinastica cercava di aizzare contro l'Imperatore gli animi avidi di un altro clima mentale, dando risalto a certi aspetti prosaici della Corte, come la mollezza del monarca, gli eccessi della sua semplicità, ecc. Di modo che a volte la polemica tra monarchici e repubblicani assumeva un aspetto contraddittorio: i monarchici, che nella logica dei loro principi avrebbero dovuto volere un monarca maestoso e "imperiale", glorificavano Dom Pedro II come fosse un presidente incoronato. Mentre i repubblicani, che avrebbero dovuto considerare un Imperatore bonario e liberale meno odioso di un sovrano come Dom João V o alla Luigi XIV, vituperavano invece in Dom Pedro II il suo democratismo.


I segni di questi diversi stati d'animo sono talmente profondi, che persino invadono all'improvviso ambiti come quello della moda e dell'umorismo.
Nei periodi “eroici”, i modelli femminili che raccolgono più consensi sono quelli imponenti, grandiosi, fatali, 'cleopatrici'.
Nei periodi “moderati” l'ammirazione pende più facilmente verso la grazia, la leggerezza, la gentilezza.
L'umorismo, nei periodi “eroici”, appetisce gli aneddoti o i disegni che provochino risate omeriche.
Mentre nei periodi "moderati" si desidera un umorismo discreto, sobrio e che faccia semplicemente sorridere.

Evidentemente, un uomo subordinato alle grandi variazioni mentali dell'opinione pubblica appena descritte, sarebbe un tipico intemperante.


In realtà, cambiamenti come questi esistono anche nell'uomo virtuoso, ma in modo equilibrato. 
Vi sono momenti in cui lo spirito temperante è più disposto all’azione, ed altri al riposo; momenti in cui la sua anima aspira alle vette austere, mentre in altri cerca le valli sorridenti. Ma, proprio perché è equilibrato, egli sa che la sua vita è stata fatta per gli orizzonti sublimi e serissimi che la Fede gli rivela, nell'alternativa tra le glorie regie del Cielo e l’eterna tragedia dell’inferno, mettendo in gioco ad ogni istante il Preziosissimo Sangue di Cristo. 
Egli sa che la vita comporta momenti di piacere e momenti di lotta, momenti di riposo e momenti di lavoro, di dolore e di gioia, di intimità e di solennità.
L’uomo equilibrato non ignora che la salute della propria anima richiede queste alternative. E perciò non vorrà trascorrere la vita soltanto in uno di questi climi, nell“eroico” o nel “moderato”.

Di più, i suoi stati d'animo non rimarranno in balìa dei venti indecisi della sua sensibilità. L’uomo equilibrato sa comportarsi all’altezza delle circostanze, non sfoggiando una magniloquenza ridicola nelle occasioni triviali, né una stolta trivialità nelle grandi occasioni.

Ciò che si dice di un uomo temperante lo si può anche dire di un popolo temperante. Quando un popolo raggiunge il suo apogeo, non dimostra quei grandi squilibri di anima, quegli appetiti e quelle smanie mentali immoderate, simili agli appetiti ed alle smanie degli ammalati. È ciò che si può dire, per esempio, dell’Inghilterra vittoriana, ugualmente splendida nella grandezza dell’Impero che nello charme della sua vita privata.

Ovviamente, non viviamo in un secolo temperante. Se qualche lettore la pensa al contrario fremi, perché è qualche squilibrio nella sua anima, che lo induce ad ingannarsi in modo così  completo a proposito di un fatto evidente come il sole.

Il risultato è che, in materia di intemperanza, ne abbiamo di tutto. Abbiamo gli “eroici” intemperanti, come pure i “moderati” intemperanti, nonché tutte le  gradazioni intermedie, poiché la tastiera dell’intemperanza ha, infatti, mille tasti.


Di tutte le intemperanze, però, quella “moderata” sembra essere oggi, tra noi, la più generalizzata. 
Per lo meno in buona parte, è un fatto naturale, poiché la Seconda guerra mondiale è bastata per saziare di grandezze, drammatiche e melodrammatiche. 
In Occidente, l'influenza che prese il sopravvento fu quella nordamericana. E questa influenza porta con sé un’atmosfera di sovrabbondanza, di ottimismo, di gioia conciliatrice in stile “ragazzo simpatico” e di "buona ragazza", di un profondo liberalismo, di una negazione implicita del peccato originale che stimola al massimo l’intemperanza cosiddetta “moderata”. 
Peraltro, con buone sale da bagno, buoni frigorifici, buona cucina, radio, televisore, automobile, cliniche sofisticate e cimiteri dove certi defunti vengono persino truccati, pettinati ed ornati in un ambiente gaio, al suono di musiche amene, perché non sorridere sempre? 
Ebbene, è facile calcolare quanto questa tendenza “moderata” sta diventando quella preponderante.

Negli articoli dei giornali, nelle conferenze accademiche, e persino nelle conversazioni private, le opinioni che si affermano sono sempre quelle “equilibrate”, “moderate”, centriste. Tutti coloro che intendono contrastare una determinata opinione, questa viene subito denunciata come “estremista”. E i partigiani di questa opinione cercano modo di sfuggire tal epiteto, come se da ciò dipendesse il successo della loro causa.

Insomma, uno slogan dalle origini più o meno velate dilaga in Occidente: Moderazione! Moderazione! Contrari per principio a qualsiasi squilibrio, occupiamoci del più attuale, cioè, di questo intemperante e smoderato amore alla moderazione.

Plinio Corrêa de Oliveira

(Titolo originale "Moderação, moderação: slogan que enche o Ocidente", “Catolicismo”, Febbraio 1954)

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