martedì 29 aprile 2008

Idolo o immagine?

“Vergine” di Jacques Lipchitz.

L’autore la descrive con queste parole: “Dal becco della colomba pendono tre frammenti di Cielo stellato che si congiungono, formando un cuore rivolto con la punta all’insù, dal quale emerge la Vergine con le braccia aperte verso il mondo. L’insieme è sollevato da Angeli in volo”.

La stravaganza dell’idea, in generale e nei dettagli, è scioccante.

Il volto dell’immagine, il suo gesto, nulla lascia trasparire la purezza ineguagliabile della Madre di Dio.
È un’immagine che non istruisce, non forma, non attrae.

Il contrassegno spirituale cristiano è talmente estraneo ad essa che, se lo scultore volesse venderla come se fosse un idolo non avrebbe bisogno di fare alcun ritocco: basterebbe cambiare il nome attribuito alla statua.

Chi potrebbe dire la stessa cosa dell’altro quadro che rappresenta l’Addolorata, di Simon Marmion pittore del XV secolo?

Senza pretender di fare un  commento artistico, analizziamo il contrasto tra le mentalità espresse in una e nell’altra immagine, affinché si possa sentire le aspirazioni da cui nasce e le rotte che prende l’arte moderna, fuorviando e deformando la vera pietà cristiana.

(Plinio Correa de Oliveira - trascritto da “Catolicismo”, Agosto 1951, www.catolicismo.com.br)

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