mercoledì 4 febbraio 2009

Benedetto XVI: “L’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza”

Gesù soffre e muore in croce per amore.


In questo modo, a ben vedere, ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. E proprio "la forza della vita nella sofferenza" è il tema che i Vescovi italiani hanno scelto per il consueto Messaggio in occasione dell’odierna Giornata per la Vita.

Mi unisco di cuore alle loro parole, nelle quali si avverte l’amore dei Pastori per la gente, e il coraggio di annunciare la verità, il coraggio di dire con chiarezza, ad esempio, che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo.

La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano.

Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio.
La Vergine Maria ha custodito nel suo cuore di madre il segreto del suo Figlio, ne ha condiviso l’ora dolorosa della passione e della crocifissione, sorretta dalla speranza della risurrezione.

A Lei affidiamo le persone che sono nella sofferenza e chi si impegna ogni giorno al loro sostegno, servendo la vita in ogni sua fase: genitori, operatori sanitari, sacerdoti, religiosi, ricercatori, volontari, e molti altri.

Per tutti preghiamo.

(Benedetto XVI - Angelus, 1° febbraio 2009)


Fedeltà alla Cattedra di Pietro

Uccidere una persona che soffre non si può definire un atto di compassione:
i vescovi d’Inghilterra intervengono alla Camera dei Lord
sul progetto di legge relativo all’eutanasia

LONDRA. Uccidere un moribondo, anche se è questi a chiederlo, non è compassione, perché essa, al contrario, si esercita nell’accompagnamento amorevole mirato a restituire dignità. Lo hanno sottolineato il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, e mons. Hugh Christopher Budd, vescovo di Plymouth, intervenendo, lo scorso 13 gennaio, davanti alla Camera dei Lord, in vista del progetto di legge "Joffe" relativo all’eutanasia. Il comitato che studia il progetto di legge sulla morte assistita per i malati terminali ha ascoltato le dichiarazioni di alcuni membri di vari gruppi religiosi, come parte di un’indagine di ampia portata.

"Tutti partiamo dalla necessità di compassione nei confronti di quanti stanno morendo": ha detto il vescovo Budd, sottolineando, tuttavia, che "uccidere qualcuno" non può essere considerato un "segno di compassione". Il presule ha, quindi, spiegato che "la compassione, come indica il termine stesso, vuol dire ‘soffrire con’, accompagnando qualcuno in un viaggio la cui durata non è sotto il nostro controllo". "La legge deve sempre cercare di proteggere i deboli – ha concluso il vescovo di Plymouth – ma il cambiamento proposto indebolisce questa protezione. Agirà, inoltre, come una forza corrosiva nella nostra società ed indebolirà gradualmente la fiducia che è fondamentale per i pazienti, i medici", il personale sanitario e i familiari. (B.C.)

(Radio Vaticana - Radiogiornale / Chiesa e società, 20 Gennaio 2005)

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