sabato 15 agosto 2009

Rio de Janeiro

Specchio della vocazione del Brasile.



La Baia di Guanabara a Rio de Janeiro è giustamente considerata uno dei più bei panorami marini del mondo. Nella sua grandezza essa riflette il Brasile intero. Grandezza è la parola giusta: una grandezza percepita dalla mente attraverso lo spettacolo che giunge agli occhi, ma che va oltre la semplice bellezza che soddisfa superficialmente il senso della vista. Non si tratta di limitarsi ad ammirare l’azzurro del mare, l’ingrossarsi delle onde, il profilo della baia. Bisogna saper andare oltre.

Una stupefacente armonia tropicale

Percorrendo i vari punti del panorama di Rio de Janeiro, si nota che la forma dei grandi rilievi geografici si ripete ogni tanto in modo tale che si può dire che l’osservatore passi di meraviglia in meraviglia, ma non di novità in novità. Di qua e di là c’è più di un piccolo "Pane di Zucchero" [ndr, la famosa montagna rocciosa a forma quasi ogivale, isolata dalle acque], che echeggia l’immenso "Pane di Zucchero" che sovrasta Rio. Ci sono insenature simili a quella di Flamengo. Ci sono diverse piccole "Copacabana", che ripetono la celebre spiaggia. Troviamo isole nella baia che ci sorprendono. E la fisionomia di quelle isole ci ricorda fisionomie di altre isole appena viste prima. Si vede subito che quello stupendo scenario non ha un ordine geometrico, come quello dei giardini di Versailles. In altre parole, le isole della baia non sono disposte in un ordine rigido le une in rapporto alle altre. Tutto è molto fantasioso, grazioso, totalmente tropicale, formando all’interno del panorama generale piccoli panorami parziali. Si potrebbero prendere le forbici per ritagliare l’uno o l’altro di questi paesaggi e osservarlo separatamente. Ma poi non lo facciamo, perché la baia abbraccia tutto in un insieme di diversi panorami. Quale impressione provoca questo immenso insieme? Un piacevole smarrimento. Qualcosa di così grande, che si ripete senza riprodursi in senso stretto, senza destare la pur minima sensazione di monotonia, anzi sprigionando una sottile armonia. Una vastità che, nelle sue stesse ripetizioni, rinnova con nota propria l’incanto di ogni nota dominante. E nasce la sensazione di una immensità che non si può abbracciare, ma che si può conoscere in molte di quelle particolarità che la rinnovano con incantevole fantasia. L’osservatore non occupa che un punto dentro tutto questo, ed è attirato dal tutto.


La baia è simbolo di una promessa

Dietro alla Baia c’è però un ordine che un giorno dovrà essere compreso e che è la causa di quello stupore che ci fa esclamare: quanta perfezione! Gli spazi brasiliani che, a suo modo, la Baia di Guanabara sintetizza, hanno quelle dimensioni; l’anima brasiliana ha una "dimensione" analoga. È il Paese stesso che vi si specchia. È il panorama di una nazione destinata a un grande futuro, ancora non esplicitato, con un presente ancora pieno di incognite. Incognite avvincenti, le cui spiegazioni richiedono uno sforzo di intelligenza e di sensibilità. Una volta esplicitate, verranno decifrate sia la Baia che il Paese stesso, che fin d’ora è chiamato ad una missione di grandezza, senza cui esso non realizzerà i piani della Provvidenza. È per questo che il Rio de Janeiro, dal punto di vista panoramico, può essere ritenuto la grande sintesi del Brasile. È il cuore del Brasile che continua lì a palpitare, nonostante la capitale sia stata ufficialmente trasferita a Brasilia. È in questa baia che si contempla l’appello ad un futuro ricco di misteriose promesse.

(Plinio Corrêa de Oliveira - Brani tratti da “Catolicismo”, Ottobre 1988)

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