venerdì 28 agosto 2009

La gioventù è fatta per l’eroismo o per il godimento?

La distruzione della logica attraverso il rock and roll.

La generazione del "rock and roll": il processo rivoluzionario nelle anime, così come lo abbiamo descritto, ha prodotto nelle ultime generazioni, e specialmente negli adolescenti d'oggi, che si lasciano ipnotizzare dal rock and roll, un modo di essere dello spirito caratterizzato dalla spontaneità delle reazioni primarie, senza il controllo dell'intelligenza né la partecipazione effettiva della volontà; dal predominio della fantasia e delle "esperienze" sulla analisi metodica della realtà: tutto ciò, in larga misura, è frutto di una pedagogia che riduce quasi a nulla la parte della logica e della vera formazione della volontà. (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Parte I , Cap. 7 – Paragrafo 3b)

La gioventù è fatta per l’eroismo o per il godimento?

Con la chitarra a tracollo e il microfono in mano, “l’artista” Elvis Presley, campione mondiale della “frenesia” che sta mettendo in delirio milioni di persone,  canta e danza tra gli strumenti dell’orchestra, dinanzi ad un pubblico allucinato.

Nell’uomo, è l’intelligenza che deve dirigere la volontà, e ambedue devono, a loro volta, illuminare la sensibilità, guidarla e proteggerla dalla debolezza che le è propria. Infatti, tra le facoltà umane, tutte nobili di per sé, ma tutte colpite dal peccato originale, quella dalla quale più frequentemente cominciano i disordini, le crisi, le sregolatezze, è precisamente la sensibilità.
Al contrario, nel portamento, nei gesti, nella fisionomia di questo povero giovane, tutto indica lo scatenamento totale della sensibilità, che soggioga interamente la volontà, dando vita a movimenti del tutto privi di equilibrio, di buon senso, di contegno, elementi che invece, sono propri dell’azione guidata dall’intelligenza. E, per di più, in questo caso, non si tratta specificatamente dell’ipertrofia della sensibilità, propria dei romantici. In questi, censurabile era l’eccessiva emotività con la quale affrontavano determinati argomenti politici, sociali, artistici o letterari, oppure  certe situazioni personali come l’orfanità, la vedovanza, la solitudine affettiva, ecc… Da un certo punto di vista, l’errore del romantico consisteva nel fare del sentimento l’apice e il fine di tutta la vita mentale. Un errore senza dubbio, errore grave, che ha prodotto, nella storia della cultura occidentale, conseguenze funeste. Ma un errore che, per lo meno, ancora presupponeva una verità, cioè, che il sentimento è uno degli elementi  costitutivi del “processus” intellettuale.

Nel caso concreto invece, c’è un mero vibrare di nervi. Di nervi ammalati e super eccitati, che vibrano senza alcuna ragione, senza alcun punto di partenza e senza alcun obbiettivo, se non quello del piacere morboso di vibrare, la cui frenesia richiede a sua volta vibrazioni sempre maggiori. Sicché si giunge rapidamente a manifestazioni estreme: ritmi deliranti, gesti disordinati, espressioni fisionomiche contorte. Insomma, un insieme di sregolatezze tipiche di coloro che, secondo l’incisiva espressione di Dante, “persero la luce dell’intelletto”. In una parola, abbassando il livello di queste considerazioni, se un ubriaco cantasse e danzasse, lo farebbe dimenandosi proprio così. Una ubriachezza contagiosa, poiché si estende,  come una nuova “danza di San Guido”, a milioni di persone. Si tratta di  una ubriachezza molto più pericolosa di quella dell’alcool, perché esterna un disordine fondamentale dell’anima, che non passa come gli effetti del vino.

(Plinio Corrêa de Oliveira – “Catolicismo”, Dicembre 1956)


Con l'arrivo del 'pop' a che punto siamo del processo rivoluzionario?...


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