domenica 4 febbraio 2018

(II) "Ortodossi" tra virgolette e comunismo camaleontico

Padre Arrupe, Generale dei Gesuiti


Secondo articolo stilato con oculata retrospettiva,
per aiutare a riconoscere l'evoluzione del comunismo nella prospettiva odierna:
mentre Mosca favorisce i progressisti, profeti della Chiesa nuova,
quali altre mosse i veri cattolici noteranno in seguito?


La recente visita che il Generale della Compagnia di Gesù, Pe. Arrupe, ha fatto in Russia ha reso nuovamente attuale uno degli argomenti più drammatici – e allo stesso tempo illustrativi - della vita religiosa odierna.

Come segnalato da tutta la stampa, lo scopo del viaggio era quello di visitare il “Patriarca” Pimen, di Mosca, prendere contatto con la “Chiesa Ortodossa” russa, e partecipare con gli "ortodossi" alla festa liturgica dell’Assunzione. Tutte queste virgolette sono mie. Non mi pare che siano in consonanza con il significato simbolico del viaggio dell’illustre successore di Santo Ignazio. Quindi non le attribuisco a lui. Ma, siccome chi scrive sono io, ed esse hanno mille affinità con la mia mentalità, eccole qui.

In effetti, su questo argomento mi sono già spiegato nell’articolo precedente ("Lições no jardim di vizinho", [Lezioni dal giardino del vicino] "Folha de S. Paulo” 25-7-'71).
Posto che l’unica vera Chiesa è la Cattolica, solo Essa ha il diritto di essere chiamata ortodossa, poiché questo aggettivo si applica, in greco, a chi possiede una retta opinione. Ora, la verità integrale la può possedere soltanto una Chiesa infallibile, cioè, la Chiesa Cattolica. In aggiunta, io contesto che Pimen sia Patriarca di un qualsiasi luogo. Lo do per certo che la “chiesa” di cui fa parte non meriti il nome di Chiesa. E, "ipso facto, nego che essa sia una vera continuatrice oppure una parcella autentica della Chiesa greco-scismatica russa del tempo degli zar. (*)


E per tutto ciò, mi sto chiedendo che cosa il Pe. Arrupe sia andato a fare con Pimen e i rispettivi fedeli. Non avendo elementi per rispondere a questa domanda, riscontro pertanto un fatto ovvio e importante. È il fatto che, accettando di sedersi, fianco a fianco con Pimen e i suoi, il Rev.mo Pe. Arrupe ha ammesso implicitamente che li prende sul serio, come religione, come Chiesa e come gerarchia. Quindi, agli occhi degli innumerevoli cattolici, della cricca pseudo-cristiana  di Pimen, di cui tanta gente dubitava, ha ricevuto, così, in un certo modo, un prezioso avallo.

- A chi ha favorito questo avallo? Soltanto alla cricca? – No. Questa non agisce per conto proprio. Fu creata artificialmente da Stalin con l’intuito di mascherare, almeno in una certa misura, al di qua e al di là della cortina di ferro, il disegno essenziale del Cremlino, che è quello di annichilire la Religione dalla faccia della terra. In altri termini, la ragion d’essere della “chiesa “ di Pimen è fare la propaganda comunista proprio tra coloro le cui convinzioni religiose il comunismo vuole sterminare.

Da tutto ciò decorre che il risultato finale del viaggio dell’eminente gesuita è stato di agevolare il gioco dei despoti del Cremlino.
Con queste parole, non intendo emettere un giudizio sulle intenzioni del Pe. Arrupe. Mi limito a constatare il fatto: tutto il profitto è andato al Cremlino.

Lo dico con una tristezza profonda, perché mi onoro di essere un ex-allievo della compagnia di Gesù, ed ho plasmato la mia vita spirituale e il mio modo di essere secondo i principi del grande Ignazio di Loyola. Mentre scrivevo quel che ho appena affermato, avevo la sensazione di amputare il mio stesso corpo. Anzi, peggio, la mia stessa anima. Ciò nonostante, questa è la verità. Per quanto mi dolga, io la devo ai miei lettori.

Ho il presentimento che i lettori da me soprannominati "rospi" [i borghesi sinistrorsi e radical chic che bofonchiano il loro insistente gracidio contro la TFP] scuoteranno la testa nel conoscere la mia valutazione sul risultato del viaggio del Rev.mo Pe. Arrupe. Molto "rospamente" eviteranno di entrare nel merito della questione. Le loro lamentele saranno presentate in un modo sdolcinato e interrogativo, approcciando l’argomento di striscio: “Perché adottare, in questo ambito, un linguaggio così perentorio, un’attitudine tanto esclusivista, una logica talmente incalzante?”.

Non rispondo qui propriamente ai "rospi", poiché l’esperienza mi dimostra sempre più che un "rospo" può essere persuaso soltanto da un miracolo di prima grandezza. Uno di quei miracoli folgoranti e sublimi, di cui non ho nessuna notizia nei giorni volgari e grigiastri in corso. La mia attenzione si rivolge unicamente verso coloro nei quali l’argomentazione "rospa" potrebbe produrre un certo effetto.

A questi domando cosa potrei fare se non usare una tale logica, un tale esclusivismo e un tale linguaggio? Se agli occhi del mondo i “macchiavelli” del Cremlino innalzano un formidabile  inganno - come lo è la “chiesa” di Pimen - destinato ad agevolargli la conquista del potere universale, dove è per noi, anticomunisti, il cammino del dovere?

- Nello stare in silenzio? No. A questo proposito mi ricordo di un brano di Emond Rostand:
“ Tout ce qui trop longtemps reste dans l’ombre e dort,
s’habitue au mensonge et consent à la mort!

[Tutto ciò che resta troppo tempo all'ombra e s'addormenta,
si abitua alla menzogna e si arrende alla morte!]
(Chanteclair, Fasquelle Editeurs, Paris, 1957, pg. 217)

- Nel parlare? In questo caso cosa dovrei dire? Qualificare i despoti atei del Kremlino come amabili gentiluomini, solo un po’ fuorviati in materia di Fede? Soprannominare agenti mitrati dell’ateismo con l'appellativo di venerabili e simpatici pastori? Certamente mi sarebbe molto piacevole. Innanzitutto perché mi dispenserebbe di guardare di fronte la triste verità alla quale la logica mi ha condotto a proposito del viaggio del Pe. Arrupe. In secondo luogo perché, invece della contro-propaganda "rospa", io racimolerei, come risultato, le abbondanti e lusinghiere lodi che l'intero "stagno" mai rifiuta a coloro che vanno d'accordo con i "rospi". Tuttavia questo linguaggio non avrebbe l’approvazione della mia coscienza. 
Quindi, l’unica via che mi resta è parlare alto e chiaro. Mi muove a questo l’amore che ho per la Chiesa e la Civiltà Cristiana. Vedendole minacciate da un nemico mascherato – la setta di Pimen -  mi precipito alla loro difesa e getto la maschera a terra.

-                      Se il mio lettore si trovasse con un amico in una strada buia e, all’improvviso, un avversario mascherato gli saltasse addosso, cosa si aspetterebbe dall' amico? Ovviamente, che lo aiutasse a strappare quella maschera e a disarmare l’aggressore. Quindi, se l’amico reagisse così, il mio lettore lo giudicherebbe coraggioso, dedicato ed abile.
  
Detto questo, il mio lettore capirà che, nella misura limitata delle mie forze, io cerchi di fare lo stesso in difesa della Chiesa e della Civiltà Cristiana.

Nel clima di conformismo, di mollezza e di sdolcinatura in cui si trova l’opinione pubblica dell’Occidente, sono necessarie tutte queste considerazioni affinché qualcuno si senta  a suo agio nel ragionare con logica e nel chiamare le cose con il loro nome. E così se ne è andata la maggior parte di questo mio articolo...


Approfitto pertanto lo spazio che mi resta, per inoltrarmi, almeno un po’, nel nocciolo della questione.

Essa non rappresenta una novità per i lettori. Nel mio precedente articolo ho già avuto occasione di esporre i grandi vantaggi che la politica del Cremlino riscuote dall’esistenza della “chiesa ortodossa” fondata e guidata dai capi dell’ateismo mondiale. Già di per sé, la considerazione di questi vantaggi toglie qualsiasi serietà a una tale “chiesa”, poiché è proprio di una Chiesa il servire – o il presumere di servire – Dio. Ma se questa serve spudoratamente l’ateismo, i cui leaders la dirigono dispoticamente, non può essere presa sul serio come Chiesa.

Mi pare, tuttavia, che l’argomento potrebbe essere approfondito. Un po' di storia delle persecuzioni religiose nella Russia comunista è sufficiente per dimostrare che la “chiesa ortodossa” pre-bolscevica non è uno strumento di propaganda installato dal Kremlino in modo piuttosto incurante, in balìa di circostanze fortuite che vanno e vengono. Sin dall’inizio, cioè, dal 1917, le persecuzioni non mirarono soltanto l’oggettivo difficile e quasi inverosimile, di estirpare la religione in Russia. Dinanzi al successo altamente improbabile di questa impresa, le persecuzioni puntarono anche a un risultato più modesto, più probabile, e proprio perciò, più solido: terrorizzare, dividere, disorganizzare la chiesa greco-scismatica, estenuare con brutalità e confusione il maggior numero di seguaci di questa chiesa, ed infine ottenere che accettassero una gerarchia nuova, istituita, nominata e diretta dai senza-Dio. Fare della religione e dei suoi ministri, gli agenti della irreligiosità, ecco lo stratagemma supremamente abile che il machiavellismo cremliniano aveva in vista.

Attraverso quali tappe passò questo processo? Lo vedremo in un altro articolo. Qui mi resta soltanto riscontrare che in quest'anno 1971 il processo sta ottenendo risultati spettacolari. Ne è la prova la visita del successore di Santo Ignazio. Una visita tanto prestigiosa per i visitati…e così tanto senza splendore per l’insigne visitante. [continua]

Plinio Corrêa de Oliveira

“Folha de S. de Paulo”, 12-9-1971 - titolo originale "Sobre Pimen"

Traduzione a cura di Umberto Braccesi

(I grassetti sono nostri)

(*) Santa Faustina Kowalska è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, a Città del Vaticano, il 18 aprile 1993, e proclamata santa il 30 aprile 2000. Le sue reliquie si trovano nel "Santuario della Divina Misericordia" a Cracovia.

Gesù insegnò a Santa Faustina Kowalska questa Novena dalla quale è opportuno rilevare il "Quinto giorno":

«Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici e immergile nel mare della Mia misericordia. Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all'unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione». 

Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici. Attira con la Tua luce all'unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa' che anch'essi glorifichino la generosità della Tua misericordia.

Anche per coloro che stracciano la Veste della Tua unità sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà. L'onnipotenza della Tua misericordia, o Dio, può ritrarre dall'errore anche queste anime.

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdurando ostinatamente nei loro errori. [...] Amen.

Novena alla Divina Misericordia
  

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