giovedì 15 febbraio 2018

La Colombia indignata respinge le FARC


Il 3 febbraio scorso passerà alla Storia della Colombia come il giorno in cui si è manifestato il più profondo rifiuto delle FARC [Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia]. Timochenko, il suo leader massimo, ha fatto una delle sue prime incursioni come candidato presidenziale e per questo ha scelto la sua terra natia, nel cuore della regione in cui viene coltivato il caffè, uno dei simboli che identificano questa nazione.

Timochenko:
"Verso la presidenza! La Colombia ha bisogno di un governo senza macchie..."
(Caricaturista venezolano Fernando Pinilla)

Quest'uomo, che è responsabile di migliaia di omicidi, stupri e innumerevoli atti terroristici commessi dalle FARC durante 50 anni, adesso si è convertito ad aspirante alla Presidenza, grazie all'assurda benevolenza del presidente Santos e ai recenti Accordi di Pace. Solo che hanno sorvolato un principio fondamentale, universalmente riconosciuto e in vigore nella legislazione nazionale, il quale non consente a coloro che hanno commesso crimini contro l'umanità di godere di un'impunità totale ed assoluta, oltre ad essere impediti di ambire a cariche pubbliche.
Ma in Colombia è stato comunque fatto, grazie agli inganni e alle menzogne del presidente Santos, che molte volte ha detto che ciò non sarebbe accaduto. Secondo le sue parole, spesso ripetute, i perpetratori di crimini contro l'umanità e di atti terroristici sarebbero andati in prigione; ma evidentemente questa dichiarazione si avverò come una falsità grossolana e crudele.

Niente prigione. Inchino ed accoglienza alle FARC

Passando sopra il sangue e l'indignazione delle vittime, Timochenko e le FARC hanno iniziato questa settimana la loro campagna presidenziale. Coperto da una totale impunità, la sua attività politica sarà anche finanziata con fondi messi a disposizione dallo Stato, il che non è il caso degli altri candidati alla presidenza. E nel suo secondo atto pubblico nella città di Armenia, capitale del dipartimento di Quindio, una folla di cittadini, alla sola vista del leader terrorista per le vie cittadine facendo proselitismo politico, si lanciò su di lui con insulti e rimproveri, fino a quando non ha abbandonato il luogo, protetto da una forte custodia di polizia. In quell'atto di protesta, i loro tre furgoni blindati furono gravemente danneggiati dalla folla.
Questo fatto tanto significativo solleva dinanzi al mondo diverse domande: quanto è legittimo l'attuale processo di pace in Colombia? Il Paese accetterà che i suoi carnefici, durante mezzo secolo, diventino adesso i suoi governanti? Il processo di pace con le FARC porterà la Colombia a una vera pacificazione del paese, o accadrà totalmente il contrario?
Quando è stato chiesto ai colombiani, attraverso un plebiscito tenutosi nell'ottobre 2016, se accettavano o meno l'accordo di pace, la maggioranza ha votato per il NO. Nonostante questo, il presidente Santos ha ignorato il risultato e, con il sostegno di quasi tutta la comunità internazionale, specialmente del Vaticano, e delle massime autorità europee e nordamericane, ha deciso di mettere in pratica gli Accordi che il popolo colombiano aveva rifiutato. E li impose con la forza, andando contro l'opinione pubblica, obbligando il Congresso ad approvarli e regolamentarli.



Come risultato di questa inaudita trappola, adesso le FARC svolgono una campagna elettorale. Inoltre, hanno garantiti 26 seggi nel Congresso che sarà eletto il prossimo 11 Marzo, senza necessità di voti. E, non potendo essere altrimenti, questa mancanza di rispetto alla volontà del popolo colombiano a un certo punto avrebbe dovuto manifestarsi, ed è proprio quel che è accaduto la settimana scorsa. Una vera "mina vagante", per dirla in modo figurativo, è scoppiata sotto i piedi di questo terrorista demagogo, cioè, Timochenko. Ed è sicuro che si ripeterà altrove in Colombia, ovunque farà la sua campagna politica.

L'opinione pubblica respinge il lupo impune che cambia il pelo...

Questa analogia dà un esempio degli atti di barbarie commessi dalle FARC su migliaia di colombiani. La maggior parte di questi sono stati soldati, poliziotti e contadini, ai quali sono stati mozzati gli arti con bombe e mine rompi-piedi, proibiti da tutti i protocolli di guerra moderni, e che le FARC hanno adoperato a migliaia in tutte le regioni della Colombia. Ma queste non sono le bombe di opinione, come quelle che hanno messo fuori Timoshenko dalle vie di Armenia, ma sono di vera dinamite, quelle che uccidono o lasciano paralizzate per tutta la vita le persone innocenti. Proprio questa è stata una delle armi preferite delle FARC per sottomettere e perseguitare le popolazioni contadine che non le hanno mai accettate, né le hanno prestato qualsiasi sostegno.

Le lunghe liste delle vittime delle FARC

Che grande paradosso! Mentre in tutto il mondo si scatenano grandi e lodevoli campagne multimediali per esigere la "tolleranza zero" nei confronti di alcuni crimini, come la pedofilia, lo stupro e gli abusi sessuali, compresi quelli perpetrati dalle bande criminali di alcune città del primo mondo, in Colombia stiamo andando nella direzione opposta. La maggior parte dei leader occidentali, approvano la tolleranza totale, assoluta, circondata di impunità e colma di benefici, per i membri di un'organizzazione terroristica che hanno compiuto ogni sorta di crimini efferati e hanno distrutto una nazione durante 50 anni.
È penoso dirlo, ma di questa posizione fanno parte la stragrande maggioranza dei leader europei, a cominciare da Papa Francesco. E di conseguenza anche la quasi totalità dell'episcopato colombiano. Per non parlare di coloro che hanno insignito con il premio Nobel per la pace il Presidente Santos, il quale nonostante i numerosi applausi dalla comunità internazionale, male informata o complice delle sue follie, ha suscitato la categorica disapprovazione del 90% dell'opinione colombiana. Il nostro presidente ne è talmente consapevole, che non ha il coraggio di scendere in piazza, o partecipare a qualsiasi atto pubblico, poiché ogni qualvolta lo fa emergono rifiuti e fischi. Per ora, e nei prossimi sei mesi di governo che gli restano, riceverà soltanto gli applausi che provengono dall'esterno della Colombia, dove fino ad oggi hanno creduto alle sue grossolane menzogne.
In una dichiarazione pubblica di Tradición y Acción, poco prima del plebiscito del 2016, avevamo fatto un'affermazione che assume un'enorme attualità con i fatti summenzionati: " ...i promotori del processo [accordo con le FARC] saranno oggetto del più profondo rifiuto da parte della maggioranza dei quasi 50 milioni di colombiani E la gloria che questi personaggi attribuiranno a sé stessi si trasformerà ben presto nella vergogna e nel ripudio di tutto il paese". (Vedi "El País", 29 settembre 2016)
Questo è esattamente ciò che sta succedendo in Colombia!

Eugenio Trujillo Villegas - 5 Febbraio 2018

Direttore della Sociedad Colombiana Tradición y Acción

Traduzione a cura di Umberto Braccesi


Timochenko, Santos e Raul Castro:
perché mai dovremmo rappresentare il popolo?...



(I grassetti e le illustrazioni sono nostri) 

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