lunedì 12 febbraio 2018

(III) "Ortodossi" tra virgolette e comunismo camaleontico

Lenin e il bastone:
"Non puoi fare una rivoluzione indossando guanti bianchi...".

Terzo articolo di una lucida retrospettiva,
per riconoscere l'evoluzione del comunismo nella prospettiva odierna:
mentre Mosca favorisce i progressisti, profeti della Chiesa Nuova,
quali altre mosse i veri cattolici scorgono oggi?
I problemi dinanzi ai quali si imbatterono i capi della Rivoluzione russa trionfante erano – in materia di culto – gli stessi con cui il comunismo si fronteggia in tutti i paesi che hanno una schiacciante maggioranza religiosa. Questo rende particolarmente interessante presso al pubblico brasiliano lo studio delle trame e delle manipolazioni del Cremlino.


Presenterò lo “status quaestionis” che si delineava in Russia per i senza-Dio nel 1917, anno del crollo del regime imperiale. E, in seguito, indicherò i metodi adottati dai comunisti nella loro politica persecutoria. Spetterà quindi al lettore chiarire quali diversità e quali analogie riscontrerà tra i problemi russi e i nostri. Come pure se i metodi sovietici sono già in corso di applicazione tra noi, e in quale misura…

Entro subito nello “status quaestionis”.

All'inizio, la soluzione ideale per i comunisti russi del 1917 sarebbe consistita nell’eliminare sommariamente le diverse religioni esistenti nell’antico impero degli zar. A questo risultato si sarebbe potuto arrivare, in tesi, con una immensa propaganda atea, completata dalla mattanza massiccia di coloro che si rifiutassero di rinnegare formalmente Dio.

Dico “in tesi”… Nella pratica, questo piano semplicista si palesava - già a prima vista - inapplicabile. Oltre alle minoranze cattoliche, protestanti e pagane, la Russia contava su una immensa maggioranza greco-scismatica. La chiesa detta “ortodossa”, a cui si affiliava questa maggioranza, aveva messo nel paese le radici più profonde. Per le sue relazioni intime e millenarie con la monarchia, nonché con tutte le istituzioni pubbliche e private del paese, per il loro immenso ruolo storico, per la loro profonda influenza nella cultura, nella mentalità e nei costumi della popolazione, le “Chiesa Ortodossa” non poteva essere estirpata in un solo colpo, dall’anima tanto religiosa dei russi.

A dire il vero, neanche in un intero secolo di propaganda atea, un tale risultato sarebbe raggiungibile. Per quanto riguarda la politica di mattanze,  non avrebbe, di per sé, un altro effetto che il sollevamento del popolo a fianco dei “russi bianchi” (anticomunisti), che in quel tempo combattevano nel paese con le armi in pugno.

In queste condizioni, si trattava, per i sovietici, di seguire una politica diversa, cioè, di agire sulla maggioranza irriducibilmente religiosa del popolo russo, infiltrandola, indebolendola, dividendola, degradandola, trascinandola verso il caos, e in questo modo annichilendola. In altri termini, la situazione richiedeva una colossale operazione di lavaggio del cervello.

Indebolita in tal modo la religiosità del popolo, sarebbe meno difficile avviarlo passo dopo passo, verso l’indifferentismo religioso, e infine all’ateismo.
D'altronde, questo lavaggio del cervello apriva il cammino a una possibilità ancor più ambiziosa, cioè, trasformare quel che restasse delle varie Chiese esistenti in Russia, in strumenti della politica interna e esterna del Cremlino. È proprio quel che comanda l'inesorabile principio marxista, secondo il quale tutto ciò che il comunismo non può distruggere, deve essere posto senza riserve al suo servizio. (*)
Passiamo adesso al processo mediante il quale questo scopo fu raggiunto. Esso consistette, fondamentalmente, nell’impiego simultaneo di due risorse:

1) una politica di pressione e decompressione, destinata ad infondere nella massa religiosa, ed ancor più particolarmente tra i gerarchi  ecclesiastici, sentimenti alternativi di panico e di simpatia;

2) l’infiltrazione di elementi comunistizzanti nelle varie cariche della gerarchia ecclesiastica: a questi agenti spetterebbe sfruttare ogni circostanza, dall'interno degli stessi ambienti religiosi - sia nei momenti critici di compressione e paura, che in quelli ameni ed anestetizzanti di decompressione e simpatia - per a indurre alla capitolazione interi blocchi delle diverse strutture religiose.

Questa capitolazione – insisto – non consisteva soltanto nell'affondare nello scoraggiamento e nell’indifferentismo religioso, ma mirava a “fabbricare” questa cosa mostruosa, cioè una chiesa ispirata da atei, governata da atei e messa a servizio della propaganda dell’ateismo. Qualcosa di spropositato ed orrendo come la scuola dei teologi occidentali moderni che predicano la “morte di Dio”.

Affinché il lettore capisca tutto, adesso è sufficiente raccontargli come i fatti si sono svolti. Metterò a fuoco  esclusivamente la chiesa greco-scismatica, detta “ortodossa”, non solo dovuto al suo ruolo preponderante nella vita russa, come pure perché in essa il processo che ho appena descritto fu applicato interamente, e con successi spettacolari. Il che serve oltremodo alla comprensione teorica dei metodi di persecuzione religiosa impiegati dai comunisti.

Per maggiore brevità, mi riferirò alla “Chiesa Ortodossa” semplicemente con le iniziali C.O.

Prima fase: decompressione. - Kerenski, precursore e marionetta dei comunisti, favorisce la C.O.:

a) permette la riunione di un concilio;

b) rifà l’unità della C.O., ristabilendo il patriarcato di Mosca, soppresso dalla monarchia duecento anni prima. Incoraggiato da questi favori, il nuovo patriarca, Thycon, induce il concilio ad approvare una vera scomunica contro i comunisti, che nel frattempo erano saliti al potere.


Kerenski e la carota, secondo elemento del binomio "paura-simpatia"

Seconda fase: compressione. - La situazione si presenta ideale per Lenin, che può perseguitare la C.O., non con l'aria di chi attacca, ma di chi si difende. E così, il governo sovietico controbatte la scomunica separando le Chiesa dallo Stato e proibendo ogni qualsiasi insegnamento religioso. Anche questa volta Thycon si mostra coraggioso. Ordina preghiere, digiuni e processioni. Dappertutto nascono scontri tra i senza-Dio e la popolazione. La minaccia di un'immensa persecuzione religiosa incombe come una nuvola nera sulle immense estensioni del paese. In tutti gli ambienti religiosi l’eroismo si infiamma, l’aspirazione alla lotta e al martirio si propaga. La fase eroica della lotta della C.O. attinge il suo zenit.

In questo momento, e in modo molto machiavellico, Lenin demotiva tutti quegli ammirevoli slanci, ricorrendo a una politica di decompressione allettante.

Lo stratagemma, impiegato con pieno esito, produsse i suoi frutti. La storia della C.O., ad eccezione di un ridotto filone della “Chiesa del Silenzio”, diverrà, d’ora in poi, una vergognaccia.

È quel che vedremo, Deo volente, nel prossimo articolo. [continua]

Plinio Corrêa de Oliveira

(“Folha de S. Paulo” 19-9-1971 - Titolo originale "Na I.O.")

Traduzione a cura di Umberto Braccesi

(I grassetti sono nostri)


(*) Sussidio sull'infiltrazione catto-comunista, oggi 'evoluta'

Apogeo della III Rivoluzione

Poiché la Rivoluzione è un processo, la III Rivoluzione [comunista] ha ovviamente continuato, dal 1917 a oggi, il suo cammino. In questo momento [1976] si trova a un autentico apogeo. Prendendo in considerazione i territori e le popolazioni soggette a regimi comunisti, essa dispone d’un impero mondiale senza precedenti nella Storia. Questo impero costituisce un fattore di continua insicurezza e di disunione fra le principali nazioni non comuniste.

Inoltre i capi della III Rivoluzione tirano i fili che muovono, in tutto il mondo non comunista, i partiti dichiaratamente comunisti e l’enorme rete di cripto-comunisti, di para-comunisti e di utili idioti, infiltrati non soltanto nei partiti non comunisti, socialisti e altri, ma anche nelle Chiese, nelle organizzazioni professionali e culturali, nelle banche, nella stampa, nella televisione, nella radio, nel cinema, e così via.

E come se tutto questo non bastasse, la III Rivoluzione si serve in modo terribilmente efficace delle tecniche di conquista psicologica di cui parleremo più avanti. Per mezzo di queste il comunismo sta riuscendo a ridurre in una condizione di torpore, causa di disimpegno e d’istupidimento, enormi settori dell’opinione pubblica non comunista. Queste tecniche permettono alla III Rivoluzione d’aspettarsi, su questo terreno, risultati per essa ancor più vantaggiosi e sconcertanti per gli osservatori che analizzano i fatti dall’esterno.

L’inerzia, quando non l’ostentata e sostanziale collaborazione con il comunismo — così potente — di tanti governi borghesi dell’Occidente, configura un terribile quadro d’insieme di fronte al quale vive il mondo attuale. (...)

Plinio Corrêa de Oliveira 

"Rivoluzione e Contro-Rivoluzione", Parte II, 1

(I grassetti sono nostri)






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