mercoledì 21 febbraio 2018

(IV) "Ortodossi" tra virgolette e comunismo camaleontico

Lenin: decompressione per aggirare le convinzioni religiose


Autodemolizione, strumento di lavaggio del cervello

La preoccupazione di ogni uomo serio e sensato è quella di raggiungere i propri obiettivi nel modo più completo, rapido e diretto possibile. Quindi i comunisti russi del 1917 - applicando la loro serietà ed avvedutezza operative a pieno servizio dei loro obiettivi erronei ed iniqui - cercarono di estirpare la Religione usando i metodi più violenti e diretti.

Alcuni passi fatti in questa direzione li persuasero subito che in questo modo sarebbero pertanto arrivati a un risultato opposto. Infatti, le convinzioni religiose della schiacciante maggioranza dei russi, traumatizzate dalla violenza dei senza-Dio, si trasformarono subito in un formidabile potenziale di scontentezza. E di questa scontentezza, i russi bianchi – avversari del regime – sin dall’inizio della crisi religiosa si erano avvalsi a proprio vantaggio.

Per i sovietici, interessava al massimo grado evitare che ciò accadesse. E così, l’obiettivo della politica da loro seguita assunse una sfumatura peculiare. Questa sfumatura, d'altronde, si sarebbe accentuata sempre di più nel corso degli avvenimenti, al punto di essere, nei nostri giorni, la grande caratteristica della politica interna ed esterna del Cremlino. L’obiettivo continuava quello della distruzione delle convinzioni religiose del popolo. Ma il principale mezzo consistette, da quel momento in poi, l'ingaggio delle diverse strutture ecclesiastiche in un processo di autodemolizione.

Per strappare la fede dall’anima della gente - come si pensava a ragione nel Cremlino - la mano brutale e stupida dei senza-Dio è incomparabilmente meno efficace di quella unta, soffice, abile, del cattivo vescovo, del cattivo sacerdote, della suora degradata.

Parallelamente, nessuno è più efficace per la propaganda del comunismo delle persone consacrate a Cristo, quando si danno alla prevaricazione. Se la Pasionaria o la Anna Pauker avessero avuto la scaltrezza di farsi suore, sarebbero state incomparabilmente più utili al comunismo che nel ruolo di virago rosse.

Una volta stabilito che il futuro dell’ateismo sarebbe stato raggiunto con la autodemolizione delle Chiese, i supremi signori del comunismo avevano dinanzi a sé un solo problema: come individuare o “fabbricare”, nelle varie strutture ecclesiastiche della Russia di quel tempo (greco-scismatica, cattolica-romana, protestante, ecc.) i vescovi, i monaci e le suore, che si incaricassero del nefasto compito di uccidere Gesù Cristo nelle anime. Abili investigazioni poliziesche, contatti mascherati con poltroni od ambiziosi, prepararono subito gli agenti dell’autodemolizione.
Un lavaggio del cervello oculatamente eseguito per mezzo di compressioni e decompressioni produrrebbe in seguito risultati spettacolari nella Chiesa largamente maggioritaria, che era ed è, in Russia, la greco-scismatica. Abbiamo studiato, nel mio ultimo articolo, l’inizio di questo processo nella C.O. (così avevamo indicato per maggior brevità la “Chiesa Ortodossa”) fatto di successive compressioni e decompressioni.

Le compressioni iniziarono con l’installarsi di un clima di gravi minacce, confermate ogni tanto da ondate di un'effettiva persecuzione religiosa: un cielo plumbeo e senza il più piccolo raggio di sole, nel quale rimbombavano continuamente tuoni, e dal quale di quando in quando cadeva una carrellata di fulmini sulla gente atterrita.
Successivamente, venivano fatte le decompressioni, per mezzo di sorrisi, promesse rassicuranti e sostegni economici nonché persino vantaggi polposi, tutto a favore degli ecclesiastici della C.O. che acconsentissero di fare il gioco comunista. Questo gioco consisteva nel predicare il comunismo all'interno della C.O., nell’attaccare, isolare e demoralizzare gli ecclesiastici che continuassero fedeli alla posizione anticomunista, nel dividere, così, l’infelice C.O. in diverse correnti antagoniste, e nel diffondere in questo modo, tra i laici, la confusione, la stanchezza e la disperazione. Con i laici portati al massimo scoraggiamento, il lavaggio del cervello attingeva il suo scopo: essi comincerebbero a dubitare e scivolerebbero dal dubbio alla ritrattazione.
Come vedremo, il lavaggio del cervello fatto così per mezzo della autodemolizione, produsse risultati spettacolari. Nessuno si illuda a questo riguardo. Senza la manipolazione della C.O. da parte del comunismo, sarebbe stato vano il suo successo con la conquista dello Stato. In effetti, il comunismo vinse perché aveva creato una crisi religiosa nelle viscere della C.O.

Nell’articolo precedente abbiamo visto come si svolsero i primi passi del processo per cui il comunismo portò la C.O. all’autodemolizione.

Il “patriarca” Thycon, per qualche tempo svolse un ruolo glorioso, simile a quello che viene svolto nei nostri giorni, dal cardinale Mindszenty. Nella persona di Thycon la C.O. si presentava risplendente, negli splendori del martirio molto vicino. In tutti gli ambienti religiosi della Russia, le convinzioni si galvanizzavano nuovamente, gli entusiasmi si infiammavano e il malcontento era sul punto di trasformare tutto questo splendore in una guerra santa. Era dunque il momento ideale per Lenin: per mezzo delle decompressioni, egli seppe trasformare tutto questo splendore in una vergognaccia!
Thycon e le fazioni episcopali

Per questo, nel 1919 il dittatore rosso lanciò un'opportuna manovra di decompressione, annunciando che non voleva “ferire i sentimenti religiosi del popolo”. Permise la ripresa dell’insegnamento religioso negli istituti teologici ed affrancò le vie pubbliche alle processioni religiose. Il frutto che colse da queste così magre concessioni fu immediato.


Thycon dichiarò che se il comunismo cessasse gli attacchi alla C.O., questa smetterebbe di osteggiare il regime. Ed emise un bando ufficiale, raccomandando ai membri della C.O. di sospendere il sostegno ai russi bianchi. A partire da quel momento, i nemici del comunismo si videro divisi.

A sua volta la C.O. fu scissa da manovre comuniste. Tre vescovi laici del Cremlino Sergio, Antonin e Leonid, accusarono Thycon di non aver fatto sufficienti concessioni ai sovietici. Thycon voleva mantenersi più o meno neutrale, tra gli anticomunisti e i comunisti. Invece i tre vescovi-valletti pretendevano dalla C.O. un atteggiamento più estremo, cioè, un risoluto sostegno del comunismo. Siccome non furono ascoltati da Thycon, fondarono un'ala dissidente che verrebbe a costituire la futura “Chiesa Viva”.

Dopo aver diviso e suddiviso gli avversari, Lenin passò a una nuova compressione. Questo accadde nel 1921. Col pretesto di accudire gli affamati, il governo sovietico decretò il confisco di tutti gli oggetti preziosi delle chiese della C.O. Thycon cedette, salvando timidamente gli oggetti storici o dal carattere strettamente sacro. I vescovi pro-comunisti, considerando senza dubbi che lo splendore del culto era incompatibile con il regime, protestarono. E così si approfondì ulteriormente la scissione nella C.O.

Lenin: compressione per impaurire, dividere e debilitare

Lenin, intanto, fece incarcerare Thycon e iniziare dei processi criminali contro gli ecclesiastici che si rifiutavano di consegnare ai senza-Dio gli oggetti sacri. La pena sollecitata era la condanna a morte. Al fine di denigrare la C.O., il vescovo Antonin, per ordine dei sovietici, si presentò come testimone opposto ai sacerdoti fedeli. In questo modo li spingeva verso la morte. L’infamia della “Chiesa Viva” non si fermò a quel punto. Infatti, spedì una delegazione al Monastero della Trinità, dove Thycon era prigioniero e incomunicabile. Sempre per ordine del governo, tutte le barriere si aprirono davanti ai visitatori e la delegazione chiese a Thycon di dare le sue dimissioni. Questi, timido come sempre, cedette ed egli stesso nominò un sostituto temporaneo, il metropolita Agatangelo. Poco dopo – forse sotto tortura – Thycon firmò un documento di appoggio al comunismo e di condanna all’anticomunismo. Questo non bastò. Il povero miserabile Thycon morì dopo poco, in condizioni misteriose.

Nel contempo, la pressione continuava; sotto il suo peso la C.O. si scisse in due  fazioni: la Chiesa “thyconiana”, che continuò ad essere perseguitata, e la Chiesa non “thyconiana”, esplicitamente pro-comunista. Quest’ultima si suddivise, a sua volta, in tre frammenti: la “Chiesa Viva”, la “Chiesa Rinnovata” e la “Unione delle Comunità Apostoliche”.

Ma non ci si immagini che queste spaccature tra le chiese sinistrorse debilitassero il gioco del Cremlino. Anzi, al contrario facevano parte del  programma. La loro missione era di uccidersi a vicenda, posto che l’autodemolizione delle chiese era proprio l'obiettivo del Cremlino. E l’auto divisione  è un possente strumento dell’autodemolizione.

Per le Chiese non thyconiane, la compressione cessò immediatamente.
La Chiesa thyconiana subì, a sua volta, un processo interno, che sfociò in una completa capitolazione. Severamente perseguitata - nella persona del  metropolita Sergio, successore di Agatangelo e sostituto temporaneo del defunto Thycon – finì con l'aderire ufficialmente al comunismo e col fulminare una sua condanna all’anticomunismo. Tutto ciò avvenne nel 1927, in occasione del decimo anniversario della salita del comunismo al potere.

Così, in dieci anni, la vergognaccia aveva vinto. E gli ecclesiastici con l'autodemolizione avevano distrutto la Chiesa a cui appartenevano. La politica antireligiosa del Cremlino splendeva con la luce di tutti i trionfi. Poiché è meglio avere ai piedi un avversario agonizzante, che si degradò e che si autodemolì, anziché un avversario che accettò nobilmente un martirio eroico.


Nei nostri giorni, la C.O. autodemolitrice continua a divorare ciò che resta della Religione tra  gli “ortodossi”, come un cancro divora il corpo.
A capo di questa gerarchia-cancro si trova il “patriarca” Pimen, al quale, in questo così triste momento, l’illustre successore di Santo Ignazio di Loyola ha fatto una visita! [continua]

Plinio Corrêa de Oliveira

(“Folha de S. Paulo”, 26-9-1971 - Titolo originale "Autodemolição, instrumento de lavagem cerebral)

Traduzione a cura di Umberto Braccesi




Analogie e traguardo

Il comunismo vuole, 
finalmente, l'autodemolizione della Chiesa Cattolica. 
Complici interni i progressisti,
profeti della Chiesa Nuova, dissacrata ed ugualitaria.

"Rivoluzione e Contro-Rivoluzione"
(Appendice, Commento 4)

 [...] Alcuni anni prima lo stesso Pontefice [Paolo VI], nell’allocuzione agli alunni del Seminario Lombardo del 7 dicembre 1968, aveva affermato:

“La Chiesa attraversa, oggi, un momento di inquietudine. Taluni si esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione. È come un rivolgimento interiore acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. (...)

Anche Sua Santità Giovanni Paolo II ha tracciato un panorama cupo della situazione della Chiesa:

“Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel ‘relativismo’ intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva”.

In senso simile si è pronunciato posteriormente S. Em. il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede:

“È incontestabile che gli ultimi vent’anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. [...] 
I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che — per usare le parole di Paolo VI — è sembrato passare dall’autocritica all’autodistruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza”. E conclude: “Va affermato a chiare lettere che una reale riforma della Chiesa presuppone un inequivocabile abbandono delle vie sbagliate che hanno portato a conseguenze indiscutibilmente negative”.

Plinio Corrêa de Oliveira


(I grassetti sono nostri) 

Nessun commento:

Posta un commento