sabato 12 maggio 2018

13 Maggio - Pellegrinando in uno sguardo

Festa della Madonna di Fatima

Non conosco una fisionomia simile a questa. La pongo innanzi a me, e, mosso dalla inveterata abitudine di osservare e di spiegare tutto per me stesso, la fisso con attenzione.

E all’improvviso mi rendo conto di essere entrato dentro di essa. Sì, questa fisionomia è unica, è come se venissi penetrato dal suo viso e specialmente dai suoi occhi. Mi ravvolge nell’atmosfera che crea ed allo stesso tempo mi invita ad entrare nel profondo del suo sguardo.

Che sguardo! Nessun altro è così limpido, così sincero, così puro, così accogliente. In nessun altro ci si addentra così facilmente. Nessun altro presenta profondità tali che si perdono in un orizzonte lontano. Quanto più ci si inoltra tanto più si è attratti da un indescrivibile e sublime vertice interiore e profondo. Quale apice? Lo stato d'anima che io sarei tentato di definire pieno di paradosso, se la parola paradosso, di cui tanto si abusa nel linguaggio corrente, non mi morisse sulle labbro come irrispettosa. Ogni perfezione - dice la Scolastica - risulta dall'equilibrio dei contrari armonici. Non si tratta in alcun modo di un equilibrio precario tra contraddizioni flagranti, ma di un'armonia suprema tra tutte le forme di bene. È precisamente questo vertice, nel quale tutte le perfezioni si accordano, che io vedo ergersi nel profondo di questo sguardo. Vertice incomparabilmente più alto di quello delle colonne che reggono il firmamento. Vertice dall’alto del quale un imperativo cristallino, categorico, irresistibile esclude ogni forma di male, per quanto lieve e sottile possa essere. Si può trascorrere la vita intera camminando dentro questo sguardo, senza raggiungere mai questo vertice. Sarebbe una cammino inutile? No! Dentro questo sguardo non si cammina, si vola, non si passeggia, si fa un pellegrinaggio.

Il pellegrino sebbene non raggiungerà mai quella montagna sacra colma di tutte le perfezioni create, la vede sempre più chiaramente ogni volta che vola in direzione di essa. Durante questo pellegrinaggio, tale sguardo più che avvolgere l’anima che spicca il volo, addirittura la penetra. E quando il pellegrino chiude gli occhi, crede di vederlo ancora come se fosse una luce che splende dentro se stesso. Io credo che, se durante tutta la vita il pellegrino resterà fedele a questo volo, quando chiuderà definitivamente gli occhi, questa luce brillerà nel fondo della sua anima per tutta l’eternità...Lo sguardo è l’anima del volto. Che volto ho davanti a me! Ad uno sciocco sembrerebbe inespressivo. A un osservatore attento, esso manifesta una pienezza d’animo più grande della Storia, perché raggiunge l’eternità; più grande dell’universo perché rispecchia l’infinito. La fronte sembra contenere pensieri che, partendo da un Presepio e terminando su una Croce, abbracciano tutti gli accadimenti umani.

Tutto il volto, il naso, hanno uno "charme" "più bello della bellezza", secondo l'espressione del poeta. Le labbra sono silenziose, ma dicono tutto; sembrano lodare continuamente Dio in ogni creatura, secondo le caratteristiche proprie di ciascuna di esse e pregarlo per tutte le miserie e le mestizie secondo il grado di ciascuna. Le sue labbra hanno un’eloquenza tale che, al confronto, quella di Demostene o di Cicerone non è altro che un bisbiglio.
Che dire della pelle: bianca come la neve? Quest’espressione dice tutto e non dice nulla, perché per descriverla si dovrebbe immaginare un bianco tale che lasciasse rilucere in profondità, con infinita delicatezza, tutte le sfumature dell’arcobaleno, e, nello stesso tempo, ispirasse all’anima di colui che la contempla tutti i fascini della purezza.
Sì, ho compiuto un pellegrinaggio in questo sguardo talmente pieno di sorprese e, d’improvviso, mi sono reso conto che è lui che ha pellegrinato dentro di me… Povero e misericordioso pellegrinaggio, non da splendore a splendore, ma da mancanza a mancanza, da miseria a miseria. Basta aprirmi a lui perché ad ogni mio difetto mi proponga un rimedio, ad ogni ostacolo un aiuto, ad ogni afflizione una speranza.

Ma, insomma , chi ho davanti a me? Una statua di legno come tante altre, senza alcun speciale valore artistico. Tuttavia, appena la si fissa, questa statua, senza muoversi, senza la minima trasformazione, inizia a far brillare tutti questi splendori. Come? Neanch’io lo so, ma se lo desiderate, contemplatela anche voi. È la statua della Madonna di Fatima che ha pianto a New Orleans, a causa dei peccati degli uomini e dei castighi che in tal modo accumulano su sé stessi. Mi permetto di insistere. Se credete alla descrizione che ho fatto, vi invito a fare questo magnifico pellegrinaggio dentro lo sguardo della Vergine. Se non credete venite a vedere. Non potrei farvi un invito migliore.

Plinio Corrêa de Oliveira - "Folha de S. Paulo", 12 Novembre 1976



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